(Teleborsa) - In scia all'esplosione della
pandemia si è diffuso con una
rapidità eccezionale lo
smart-working, fino a pochi mesi prima utilizzato da una piccola fetta di
lavoratori e aziende. Numeri alla mano, prima dell'emergenza sanitaria, nel nostro Paese si contavano circa
570mila lavoratori agili, che nei mesi più critici sono diventati tra
6 ed 8 milioni. Una
crescita boom.
Strumento utilissimo nella fase emergenziale che ha permesso la
continuità lavorativa, come ha sottolineato nei giorni scorsi il Ministro del Lavoro
Catalfo, lo
smart working secondo molti si candida a rivoluzionare il
mondo del lavoro, da qui al prossimo futuro. Prima però serve una riflessione generale per fissare il perimetro di norme e competenze, coinvolgendo
aziende, lavoratori e parti sociali. Proprio in quest'ottica si attendono
novità in vista del
15 ottobre, quando cioè in concomitanza con la fine dello stato d’emergenza, calerà anche il sipario sull’attuale
meccanismo semplificato che consente al
datore di lavoro di ricorrere allo
smart working con una
decisione unilaterale.
Di fatto ciò significa che, in mancanza di un intervento del Ministro, dal
16 ottobre i datori di lavoro dovranno ripristinare il meccanismo della
legge 81, e dunque stipulare accordi individuali con i singoli lavoratori coinvolti nello smart working. Nel frattempo, le "big" hanno messo il turbo siglando accordi a livello di contrattazione aziendale con i sindacati per disciplinare il
ricorso al lavoro agile.Tante le
ipotesi di intervento al vaglio del Ministro del Lavoro,
Nunzia Catalfo, che il prossimo 24 settembre ha convocato sindacati e associazioni datoriali al tavolo sul lavoro agile, con l'obiettivo di mettere mano all’impostazione della legge
Del Conte.