(Teleborsa) - Scenario in
miglioramento ma tutt'altro che p
rivo di rischi, in quanto recrudescenza del virus e misure di chiusura attuate dai Governi dei paesi più colpiti potrebbero mettere a repentaglio la ripresa. Questa la fotografia, a luci e ombre, che emerge dallo studio di aggiornamento dello scenario previsivo, elaborato nell'ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra
Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l'evoluzione dell'economia e dei mercati in conseguenza dell'epidemia Covid-19.
La crisi che il nostro
Paese sta vivendo presenta
dimensioni senza precedenti dal
Dopoguerra e, anche se il quadro è in
miglioramento grazie ad un rimbalzo del PIL del
12% nel terzo trimestre rispetto al secondo e ad una crescita che proseguirà nel quarto, il 2020 si
chiuderà con una caduta media del
9,6% (comunque inferiore di mezzo punto rispetto al -10,1% della precedente previsione).
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Profonda incertezza è davvero la miglior
definizione per descrivere il periodo che stiamo vivendo - commenta
Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop - occorrono nervi saldi: da un lato abbiamo previsioni economiche meno drastiche solo di qualche settimana fa, con qualche spiraglio di recupero; ma dall'altro lato, vediamo il
virus che continua a mordere, e una questione sociale che monta all'orizzonte. D'altra parte, passata la crisi sanitaria, gli ingredienti per la ripresa ci sono tutti: gli interventi delle istituzioni hanno sortito il loro effetto; l'UE ha battuto un colpo, ma ora deve diventare effettiva. Soprattutto, però, il rimbalzo a cui assistiamo denota che gli italiani scalpitano e non attendono altro che
ripartire a pieno regime".
Un
elemento significativo che emerge dall'analisi è che le chiusure e le restrizioni alla mobilità assunte da numerosi Paesi, tra i quali l'Italia, per contrastare la diffusione del contagio, hanno avuto effetti differenziati non solo tra i Paesi, ma anche al loro interno. Pur con lo stesso comune denominatore, il virus, la crisi ha prodotto andamenti molto differenziati a livello
settoriale, territoriale e occupazionale.Nel nostro Paese, il fenomeno più evidente è il contributo negativo del
settore dei servizi, con una dimensione mai registrata nelle crisi precedenti: a fronte di una caduta media del Pil 2020 del 9,6%, per il valore aggiunto del settore dei servizi vendibili è previsto un crollo dell'11%, pur con profonde differenze tra comparti.
I più
penalizzati risulterebbero quelli sui quali il turismo e il distanziamento sociale incidono di più, come l'alloggio, la ristorazione e l'intrattenimento i cui valori aggiunti si ridurrebbero tra il 30 e il 35%. Il trasporto aereo, trainato dai flussi turistici, e' previsto quest'anno dimezzarsi, ma ha un peso marginale sul Pil italiano. Tra i settori
meno penalizzati, seppur comunque in territorio negativo, si collocano le telecomunicazioni, le utility e l'intermediazione finanziaria.
Anche nell
'industria i diversi settori chiuderanno l'anno con risultati differenziati.
L'automotive sarà tra i settori più penalizzati e chiuderà il 2020 con una caduta del valore aggiunto nell'ordine del 35%, mentre saranno i settori che producono beni essenziali, come la farmaceutica e l'alimentare, a presentare la performance migliore. Il valore aggiunto delle
costruzioni mostrerà il recupero maggiore per la ripresa degli investimenti pubblici e privati facendo registrare, nel quarto trimestre del 2021, una crescita del 4,9% sul corrispondente periodo del
2019.