(Teleborsa) -
Regno Unito e Unione Europea accelerano per cercare una
soluzione che consenta di uscire dallo
stallo dei mesi scorsi.
Uno dei
temi decisamente
scivoloso, sul quale la già
complicata trattativa sulle relazioni
post-Brexit ha più volte rischiato di naufragare è, senza dubbio, quello della
pesca. Anzi, per meglio dire, del diritto di
pescare nelle ricche acque territoriali britanniche del
canale della Manica, del mare del Nord e dell’oceano Atlantico dopo il primo
gennaio 2021, giorno in cui la
Gran Bretagna sarà ufficialmente fuori dall’Unione europea.
Attualmente i
pescatori di ogni
Paese hanno pieno accesso alle
acque dell'altro, a parte le prime
12 miglia nautiche dalla costa. La pesca non è però senza regole: i ministri dell'UE si riuniscono una volta l'anno per stabilire delle quote per ogni specie. Con l'uscita dalla UE, in quanto "
stato costiero indipendente", il
Regno Unito controllerà quella che è conosciuta come una zona economica esclusiva (ZEE), che si estende fino a 200 miglia nautiche nel Nord Atlantico. Dal canto suo, il
Governo inglese vorrebbe più potere di decisione su chi può pescare in questa zona e gestire dei
negoziati annuali per le
quote.Sono
cinque, in realtà, gli
Stati europei direttamente interessati dalla questione
: Francia, Irlanda, Danimarca, Belgio e Olanda. Per queste nazioni la
disputa con la Gran Bretagna mette, infatti, a rischio la sopravvivenza di un
settore vitale per l’economia nazionale. Sulla questione si registrano
piccoli passi in avanti. La conferma è arrivata dal ministro francese per l'Europa,
Clement Beaune. "Proviamo a trovare una soluzione che rispetti entrambi gli interessi.
Penso che sia possibile". Si continua a trattare in attesa della
fumata bianca mentre le parti lavorano a un
documento congiunto.