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SPID, i dubbi sulla sua adeguatezza

Superata quota 12 milioni di identità erogate, ma rimangono domande sulla sostenibilità del sistema

Economia
SPID, i dubbi sulla sua adeguatezza
(Teleborsa) - Dopo il crash in occasione del click day per il bonus mobilità, gli esperti si stanno interrogando sulla adeguatezza del sistema SPID, l’identità digitale che permette di accedere ai servizi online offerti dalla pubblica amministrazione. Tutto ciò assume maggiore urgenza se si considera che dal 28 febbraio 2021 le PA potranno usare solo SPID e la Cie (Carta d’identità elettronica) per l’autenticazione dei cittadini. Saranno infatti dismessi altri sistemi di accesso come credenziali e pin, come già fatto da Inps.

Non va dimenticato che gli ultimi mesi, complice la pandemia, c’è stato un boom del numero di italiani che hanno richiesto SPID. A fine ottobre erano state erogate oltre 12,2 milioni di identità SPID, più del doppio rispetto alle 5,7 milioni che erano attive a gennaio 2020. Ciò è accaduto grazie ai servizi attivati nel frattempo per andare incontro alle esigenze di un Paese chiuso nel lockdown e di cittadini che dovevano accedere a vari bonus, come quello per le vacanze.

La domanda è se il sistema SPID reggerà con l’inevitabile aumento del suo utilizzo. Durante la prima mattinata di erogazione del bonus mobilità non è infatti andata in tilt solo la piattaforma web ad hoc messa a disposizione, ma anche il sistema SPID che serviva per avervi accesso. Poste Italiane, il maggior provider con l'80% delle identità attivate, ha avuto picchi di 800mila richieste, contro una media di 50 nell’ultimo anno, secondo dati de IlSole24Ore. Se però SPID va in crash per l’erogazione di bonus, limita i cittadini nell’accesso di altre importanti informazioni, come può essere la consultazione del fascicolo sanitario. Il problema è che connettività e server disponibili dei provider non possono essere potenziati da un giorno all’altro, ma servono interventi più organici e di lungo periodo.

Le domande sulla sostenibilità di SPID riaprono interrogativi anche sull’opportunità di affidare il sistema a dei privati. L’infrastruttura non è infatti pubblica, ma si appoggia su molteplici identity provider, di cui Poste è il più grande e utilizzato. Alla nascita di SPID, si scelse questa strada per evitare che lo Stato dovesse fare subito investimenti importanti sull’infrastruttura. Il problema è stato poi sollevato anche dal ministro all’innovazione Paola Pisano, che nel novembre 2019 disse in audizione dalla Camera: "Abbiamo inserito una proposta nel disegno di legge sull’identità digitale: l’identità digitale è importantissima, ma la governance che è stata attuata fino ad oggi non è stata felice, perché l’identità del cittadini era garantista da identity provider privati". La proposta non ebbe però risvolti.
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