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Coronavirus, Banca d'Italia: azione del Governo positiva su liquidità e deficit patrimoniale

Benefici per più di 150mila società di capitali ma attenzione rivolta all'aumento dell'indebitamento: rischio default in aumento anche con garanzia pubblica.

Economia, Finanza
Coronavirus, Banca d'Italia: azione del Governo positiva su liquidità e deficit patrimoniale
(Teleborsa) - Gli interventi di sostegno del Governo introdotti tra marzo e agosto hanno aiutato le società di capitali italiane a ridurre gli effetti della recessione economica innescata dalla pandemia da Covid-19 su fabbisogno di liquidità e deficit patrimoniale. È quando indicato dalle ultime "Note Covid-19" della Banca d'Italia pubblicate oggi con il titolo "Gli effetti della pandemia sul fabbisogno di liquidità, sul bilancio e sulla rischiosità delle imprese".

I risultati dello studio mostrano infatti che, in assenza delle misure dell'esecutivo per arginare gli effetti economici della crisi sanitaria, il forte calo del fatturato avrebbe determinato quest’anno un fabbisogno di liquidità complessivo pari a circa 48 miliardi per circa 142mila imprese (il 19% del totale del campione di 730.000 società di capitali italiane utilizzato) e una netta contrazione degli utili, che avrebbe reso sotto-patrimonializzate circa 100mila imprese (il 13,8% del totale).

Con le misure di sostegno, invece, circa 42mila delle 142.000 imprese potrebbero soddisfare il proprio fabbisogno di liquidità, mentre quello delle rimanenti 100mila si ridurrebbe a circa 33 miliardi. Inoltre tali misure comporterebbero la riduzione del numero di imprese potenzialmente sottocapitalizzate a circa 88.000. L'analisi fa riferimento soprattutto all’estensione della Cassa integrazione, il differimento degli oneri tributari, la moratoria sui prestiti, gli schemi di garanzia pubblica sui finanziamenti e i trasferimenti a fondo perduto.

"La recessione innescata dall’epidemia di Covid-19 accresce in maniera significativa la quota di società di capitali italiane che nel 2020 registrerebbero un fabbisogno di liquidità e un deficit patrimoniale. Le principali misure di sostegno varate dal Governo tra marzo e agosto attenuano fortemente questi effetti: hanno sostanzialmente annullato il maggior deficit di liquidità; hanno ridotto, pur non eliminandolo, il peggioramento nelle condizioni patrimoniali", si legge nello studio.

La Banca d'Italia però mette in guardia anche su due punti. Il primo riguarda la sfera di destinatari coinvolti dal sostegno governativo. Pur riconoscendo i benefici delle misure, infatti, lo studio evidenzia che i risultati suggeriscono che le misure sono probabilmente andate a beneficio anche di imprese che si sarebbero trovate in difficoltà indipendentemente dal verificarsi della pandemia. "Un esito difficilmente evitabile a fronte dell’urgenza di attivare gli interventi e dell’oggettiva difficoltà di identificare con precisione i soggetti effettivamente colpiti", sottolinea il rapporto.

Il secondo riguarda invece alcune conseguenze dei finanziamenti concessi. "Il ricorso a nuovi prestiti, anche grazie alle garanzie pubbliche, amplia tuttavia ulteriormente l’indebitamento, in particolare per le aziende più rischiose. L’indebolimento dei bilanci che ne risulta aumenta la probabilità di insolvenza delle imprese", sottolineano da Via Nazionale.

Nell’ipotesi di accesso al credito con garanzie pubbliche, la probabilità di insolvenza crescerebbe di quasi 0,6 punti percentuali passando dal 2,4 al 3 per cento. Nell’ipotesi invece di accesso al credito incondizionato, la probabilità di default potrebbe aumentare al 4,4 per cento, quasi un punto percentuale superiore al tasso di default atteso prima dello shock di Covid19. In entrambe i casi l’aumento della probabilità di insolvenza sarebbe più pronunciato nei settori dell’alloggio, della ristorazione, delle attività artistiche e dell'intrattenimento.

In entrambe le ipotesi però, sottolinea la Banca d'Italia, le probabilità stimate di insolvenza si collocherebbero comunque su livelli inferiori al massimo raggiunto in seguito alla crisi del debito sovrano (5,4 per cento nel 2015), coerentemente con una situazione economico-patrimoniale stimata più solida.


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