(Teleborsa) - "Gli
effetti della
crisi non sono alle nostre spalle,
attenzione". Lo ha detto il Commissario europeo all'Economia,
Paolo Gentiloni, intervenendo al
31esimo workshop annuale, che si svolge online, della Fondazione The European House-Ambrosetti.
E' vero che la
disoccupazione in Europa non è andata a livelli "
stratosferici, ma dietro a questo - ha rilevato - c'è la perdita già adesso di
sei milioni di posti di lavoro, ci sono molti
meno occupati, ci sono gli
scoraggiati, c'è una
caduta di
ore lavorate", e
problemi sul lavoro di
giovani e donne che "purtroppo questa
crisi rischia di aggravare".
"Una cosa è certa - ha affermato l'Eurocommissario -: abbiamo bisogno di
regole di Bilancio comuni e non possono esser le
stesse che abbiamo
avuto fino qui".Gentiloni, infatti, ha ricordato che nella
crisi pandemica bisognerà anche
"portare a conclusione la storia della revisione delle regole di Bilancio, un
lavoro cominciato nel gennaio scorso". Che le regole avuto finora non vadano più bene "non vuol dire cambiare i
Trattati - ha precisato - vuol dire adeguare quegli
obiettivi alle
dinamiche, alla realtà, alla potenzialità di crescita, agli obiettivi di transizione ambientale, con gli alti livelli di debiti che avremo in media tra i
diversi Paesi europei e fare queste
operazione credo
sarà una delle
sfide più
interessanti dell'
anno prossimo".
In riferimento ai veti di
Polonia e Ungheria sul nuovo bilancio pluriennale dell'UE e, di conseguenza, sul Recovery Fund, Gentiloni ha detto: "Confido che si riescano a superare". Veti che - ha specificato -
"non sono giustificati, perchè i Paesi che li mettono sono molto colpiti dalla pandemia" e molto premiati dal piano di rilancio
Next Generation Eu. "Spesso parliamo di questi fondi come se fosse una operazione italo-spagnola, ma se guariamo al rapporto di questi fondi UE sul
PIL Polonia e Ungheria sono
molto più favorite di Italia e Spagna".
Il commissario ha quindi lanciato un richiamo a
"verificare e garantire la qualità dei Recovery plan", perchè alla Commissione UE non farà da "semplice intermediario che va a raccogliere 1.000 miliardi per poi trasferirli ai Paesi con dei bonifici". Serve che siano i Paesi a fare questi
piani, che "non sono un mero aggiustamento dei conti e che
devono essere coerenti con le nostre grandi priorità e con le principali raccomandazioni Ue inviate negli ultimi due anni ai Paesi".
Tutto il progetto di rilancio post crisi pandemica di Next Generation Eu
"non funzionerà senza la qualità di questi piani". E questa qualità e il successo del Recovery fund
"è garanzia che questa cosa straordinaria possa essere ripetuta", ha aggiunto.