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Banche, Federcasse e Confcoop: "Correggere decreto Mef su esponenti"

Tra le critiche avanzate dalle due associazioni la mancata applicazione dei principi di proporzionalità e di adeguatezza

Economia
Banche, Federcasse e Confcoop: "Correggere decreto Mef su esponenti"
(Teleborsa) - "Il recente Decreto 169/2020 del ministero dell'Economia e delle Finanze relativo ai nuovi requisiti e criteri di idoneità degli esponenti bancari non applica in modo strutturato i fondamentali principi di proporzionalità e di adeguatezza, accelera processi di omologazione e determina paradossali effetti di conservazione". Questa la posizione espressa dal consiglio nazionale di Federcasse, la federazione italiana delle bcc-casse rurali, e dagli organi di Confcooperative che hanno esaminato l'atteso decreto del Mef.

"Le nuove regole – affermano le due associazioni – ostacolano il rinnovamento degli organi sociali e, di conseguenza, l'auspicato incremento della diversità sia di genere sia di profili professionali e l'indispensabile turn over con l'ingresso di amministratori giovani". Federcasse e Confcooperative "condividono pienamente l'obiettivo sostanziale dei legislatori, europeo e nazionale, di puntare sulla costante qualificazione del governo societario nell'industria bancaria dell'Unione. Non condividono, però, l'approccio, ancora una volta solo parzialmente (o incidentalmente) improntato ai principi di proporzionalità e di adeguatezza, fondamentali e costitutivi dell'Unione europea".

Per Federcasse e Confcooperative il Decreto del Mef "presenta problematiche soprattutto nelle parti dei requisiti di professionalità e competenza. Determina difficoltà nel reperire soci dotati dei profili richiesti per la candidabilità". In sostanza – scrivono le associazioni – "le Bcc-cr, pur rientrando anche secondo il Decreto 169/2020 pressoché tutte nella classe delle banche piccole e non complesse (con attivo pari o inferiore a 5 miliardi di euro), debbono da ora in poi selezionare candidati con profili più tipicamente adeguati a grandi banche e gruppi quotati. Ma altre norme relative alla mutualità, loro caratteristica distintiva, impongono invece che esse scelgano i propri amministratori tra i soci i quali sono prevalentemente imprenditori, professionisti, artigiani, agricoltori, commercianti, lavoratori, insegnanti con adeguata esperienza e opportunamente e continuativamente formati". Il connotato del localismo "comporta che le Bcc abbiano una operatività circoscritta per legge ai territori di insediamento, che non siano necessariamente tutte collocate nelle grandi città e nelle piazze finanziarie, ma piuttosto nei distretti produttivi di natura industriale, artigianale, agricola, commerciale".

"Spiace dunque – affermano Federcasse e Confcooperative – che il legislatore nazionale non abbia ritenuto di muoversi utilizzando gli opportuni e adeguati margini di flessibilità e discrezionalità previsti e consentiti dalle direttive europee (in questo caso la Crd4). E che non abbia adeguatamente tenuto in conto la semplicità gestionale delle piccole banche (che lo stesso Dm definisce 'piccole e non complesse'), accostandole di fatto, per molti aspetti, alla complessità imprenditoriale, manageriale e organizzativa di una grande o grandissima banca quotata in Borsa". In prospettiva risulta dunque, per le due associazioni, "urgente e necessario integrare nel Dm 169/2020 con convinzione i principi di proporzionalità e adeguatezza con un approccio strutturale e non di eccezione. Correzione indispensabile in Italia in considerazione della struttura produttiva distintiva del Paese e della conseguente morfologia dell'industria bancaria. Sarà utile anche – concludono le associazioni – il confronto con gli omologhi provvedimenti adottati da altri Governi dell'Unione Europea".
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