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Lavoro, Consulenti: agevolazione non garantisce la stabilizzazione dei rapporti

Economia
Lavoro, Consulenti: agevolazione non garantisce la stabilizzazione dei rapporti
(Teleborsa) - Le assunzioni agevolate a tempo indeterminato presentano la stessa chance di sopravvivenza di quelle non agevolate. È quanto emerge da un'analisi condotta dalla Fondazione dei Consulenti di Lavoro. Partendo da uno studio degli esiti delle assunzioni e delle trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015 e distinguendo tra quelle agevolate (circa il 64,2%) e le non agevolate (35,8%), è infatti risultato chiaro che dopo tre anni – al termine quindi del periodo di fruizione dell'agevolazione – solo il 34,7% dei contratti a tempo indeterminato era ancora attivo. In particolare per i contratti di lavoro agevolati il tasso di sopravvivenza era pari al 35,5%, per gli altri del 33,1%.



Per la Fondazione dei Consulenti di Lavoro è quindi chiaro che l'agevolazione, pur rappresentando un utile stimolo all'assunzione, è risultata "inefficace" ai fini della stabilizzazione dei rapporti di lavoro sottolineando il rischio che lo strumento si configuri più come un vantaggio temporaneo derivante dall'abbattimento del costo del lavoro. L'incapacità di innescare processi reali di stabilizzazione del lavoro appare confermata, continua l'analisi, anche dall'andamento del mercato degli ultimi anni che, malgrado interventi volti a incentivare il ricorso al lavoro a tempo indeterminato, vede crescere il ricorso alla flessibilità.

Dal 2016 al 2019 il numero dei contratti a tempo determinato è cresciuto del 26,4% portando da 2,4 milioni a 3 milioni il numero dei lavoratori interessati. Di contro, gli occupati a tempo indeterminato restano praticamente stabili (+0,6%), mentre nel triennio precedente erano aumentati del 2,8%. Questa tendenza, spiega la Fondazione dei Consulenti di Lavoro, riconducibile anche ad alcuni interventi normativi registrati in questi ultimi anni, potrebbe far ipotizzare che il ricorso all'agevolazione nel 2015 abbia generato un "effetto sostituzione" di molti contratti a termine con contratti a tempo indeterminato, dovuti al vantaggio economico prodotto dalla decontribuzione di questi ultimi.

Una volta svanito l'effetto dello sgravio é plausibile supporre che molti occupati a tempo indeterminato, cessato il rapporto contrattuale, siano stati riassunti a termine, come sembrerebbe suggerire la contestuale riduzione del numero di soggetti con contratti di lavoro a tempo indeterminato.

Una della strade suggerite dalla Fondazione potrebbe essere rappresentata dall'introduzione di disposizioni volte a una gestione più flessibile dei rapporti di lavoro, contribuendo così ad aumentare la produttività e la competitività delle imprese e riducendo in modo sostanziale il costo del lavoro. Importante, infine, sarà individuare una regolazione finalizzata a rispondere in modo efficace ed efficiente alle richieste di un mercato che, complice la crisi sanitaria, sta velocemente cambiando. In tal senso sarà utile prevedere opportune misure che possano essere di ausilio per rispondere ai nuovi modelli organizzativi del lavoro subordinato.


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