(Teleborsa) -
L'Italia accusa nel 2020 un crollo della produzione industriale dell'11,4%, secondo peggior risultato dall’inizio della serie storica che parte dal 1990, dopo la caduta registrata nel 2009. Nella media del
quarto trimestre la produzione è risultata ancora
inferiore del 3,1% rispetto a febbraio 2020. Lo certifica l'
Istat, spiegando che "il progressivo recupero dopo il crollo di marzo e aprile ha subito una battuta d’arresto nei mesi recenti, impedendo il ritorno ai livelli produttivi precedenti l’emergenza sanitaria".
Nel solo mese di
dicembre si è registrata una
diminuzione mensile dello 0,4% e nel
quarto trimestre una riduzione media
dello 0,8% rispetto al trimestre precedente.
A dicembre hanno pesato i beni strumentali (-0,8%) ed in misura più contenuta i beni di consumo (-0,3%), mentre hanno fatto bene l'energia (+1,8%) ed i beni intermedi (+1%).
Corretto per gli effetti di calendario, a dicembre 2020 di registra
in termini tendenziali una diminuzione del 2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, contro i 20 di dicembre 2019). Bene i beni intermedi (+4,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo pronunciato per i beni di consumo (-9,8%) e meno marcato per gli altri aggregati (-2,1% per i beni strumentali e -0,7% per l’energia).
I settori di attività economica che registrano i maggiori i
ncrementi tendenziali sono la fabbricazione di
articoli in gomma e materie plastiche (+10,9%), la fabbricazione di
prodotti chimici (+7,5%) e la fabbricazione di
apparecchiature elettriche (+6,8%). Viceversa, le
flessioni maggiori si registrano nelle industrie
tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-28,5%), nella fabbricazione di
coke e prodotti petroliferi raffinati (-16,5%) e nella fabbricazione di
prodotti farmaceutici di base e preparati (-10,9%).