(Teleborsa) - Quando si parla di
welfare all'appello rispondono non solo, ma soprattutto
grandi aziende, in particolare al
Nord. E' quanto emerge da
"Welfare for People", presentato da
UBI Banca e ADAPT. Il terzo rapporto sul
welfare occupazionale e aziendale in Italia promosso dalla Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di
ADAPT e dall’Osservatorio UBI Welfare di
UBI Banca (
Gruppo Intesa Sanpaolo) fotografa la
crescita e l’evoluzione di un
fenomeno sempre più a
l centro dei cambiamenti nelle relazioni industriali. L'analisi è frutto di un’attività continuativa di monitoraggio sulla recente evoluzione del welfare aziendale e occupazionale.
Si tratta - precisa la nota - di un aggiornamento del
lavoro, avviato da alcuni anni, volto a inquadrare la diffusione del fenomeno alla luce della trasformazione economica, tecnologica, demografica, anche rispetto alle
criticità emerse con la diffusione dell’emergenza sanitaria in corso.Nel dettaglio, dal rapporto emerge che il welfare si conferma materia più frequentemente
presente al crescere della dimensione aziendale e in base alla collocazione geografica (il 44% delle intese sono state sottoscritte in imprese con oltre 1.000 dipendenti, e si riscontra una netta prevalenza di intese sottoscritte nelle regioni del
Nord Italia - 69%).
Focus in particolare sui
settori della metalmeccanica e della chimico-farmaceutica. Nei nuovi contratti aziendali della metalmeccanica sottoscritti nel 2019 si conferma e cresce la grande attenzione attribuita nel settore per le misure di conciliazione (52%). Cresce la diffusione di
prestazioni di mensa e buono pasto (38%) e di previsioni sulla formazione (38%). Non molto elevata è invece la
presenza di misure di previdenza complementare (15%) e assistenza sanitaria integrativa (13%). Dal monitoraggio dei contratti aziendali dell’industria chimico-farmaceutica sottoscritti tra il 2016 e il 2019 emerge che la materia della flessibilità organizzativa e della conciliazione vita-lavoro rappresenta il 71% delle misure di welfare contrattate a livello aziendale. Per contro risultano molto diffuse anche le previsioni sui buoni acquisto e sui flexible benefits (53%). La terza edizione si è concentrata sulla dimensione territoriale del welfare occupazionale in tre province, tra le più produttive del Paese:
Bergamo, Brescia e Cuneo. "La crisi in corso, inizialmente percepita come esclusivamente sanitaria – afferma
Gaetano Miccichè, Consigliere Delegato di UBI Banca - sta facendo emergere
più ampie criticità a livello di infrastrutture territoriali e di sistema economico-sociale. Nella situazione che il Paese sta affrontando a causa della emergenza epidemiologica, gli attori delle relazioni industriali che non avevano sperimentato il welfare aziendale in senso stretto sono stati colti impreparati, mentre chi aveva già attuato
forme di welfare aziendale si è mostrato pronto a gestire una emergenza che porta ora le imprese a dover fare necessariamente i conti con le trasformazioni del lavoro. Le misure e le politiche di welfare aziendale, molte delle quali analizzate approfonditamente in questo Rapporto, si sono rivelate
un importante supporto per il sistema produttivo"."Come Gruppo
riteniamo che il Welfare aziendale abbia un ruolo di assoluto rilievo nell’integrazione del Welfare State, riuscendo a generare valore per le
aziende e per i dipendenti", spiega
Andrea Lecce, responsabile della Direzione Sales & Marketing privati e aziende retail di Intesa Sanpaolo. "Guardando in prospettiva, il Welfare aziendale potrà sempre più diventare elemento di stimolo al sistema produttivo nell’ambito delle relazioni industriali, contribuire al miglioramento del clima aziendale e accrescere il ruolo sociale delle imprese, coinvolgendo i dipendenti per favorire il benessere della persona e lo sviluppo delle comunità e dei territori locali. In
Intesa Sanpaolo abbiamo lanciato nel 2017 Welfare Hub, un servizio pensato per implementare e gestire programmi di welfare aziendale attraverso l’accesso ad una piattaforma di relazione digitale e multicanale. L’obiettivo ora è quello di
attivare le opportune sinergie per integrare e capitalizzare al meglio la positiva esperienza che Ubi ha maturato nel settore per proseguire il percorso intrapreso, consolidare il nostro
posizionamento sul mercato e, soprattutto,
confermarci partner affidabile ed efficace delle nostre aziende clienti”. "Il Rapporto non vuole limitarsi a una fotografia statica della realtà. Tanto meno cristallizzarsi in un libro chiuso. L’ambizione è quella di essere un
laboratorio dinamico di innovazione sociale che vede nel Rapporto una piattaforma aperta di metodi, analisi, sperimentazioni, dialogo e ascolto degli operatori e degli attori dei sistemi nazionali e locali di welfare", sottolinea il professor
Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di ADAPT e curatore del rapporto. "Da qui nasce
l’approfondimento sulla contrattazione sociale territoriale sia per le connessioni che si generano con l’ambito del welfare occupazionale e aziendale sia perché, insieme ad esso, rappresenta uno dei più importanti tentativi delle
relazioni industriali di offrire nuove risposte alle esigenze di
cambiamento di una società post-fordista individuando un nuovo baricentro nella
dimensione territoriale".