(Teleborsa) - Nella
gestione dell'emergenza la parola d'ordine resta
cautela. Il Governo lavora ai
nuovi provvedimenti guardando alla tabella dei dati: oltre il 30% delle infezioni Covid nel nostro Paese è dovuto alla
variante inglese che, secondo quanto riferito dagli esperti, a metà marzo sarà predominante. Di questo si è parlato nella riunione di ieri tra il
Premier Mario Draghi, alcuni ministri e gli esperti Silvio Brusaferro, Agostino Miozzo e Franco Locatelli. Sul tavolo, ovviamente, il
dossier Covid.
"Non abbiamo parlato di riaperture, se ne parlerà in un'altra occasione. Venerdì ci sarà una nuova fotografia della situazione e poi vedremo. Abbiamo rappresentato al presidente Draghi
i dati e i numeri. Dal punto di vista scientifico noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente
", ha detto il coordinatore del Cts, Miozzo, a margine del vertice. Nessun
allarmismo, ma le indicazioni del
Comitato Tecnico Scientifico non cambiano rispetto alle scorse settimane, soprattutto alla luce degli sviluppi delle nuove varianti del virus. Il Cts da giorni continua a mettere in guardia dai
rischi di ulteriori contagi che potrebbero arrivare da eventuali riaperture di
impianti da sci, palestre o cinema.
Da una parte, dunque, il
parere dei tecnici, dall’altra le richieste, sempre più pressanti, non solo delle
Regioni ma anche della stessa maggioranza di centrodestra, di far ripartire attività rimaste chiuse (palestre e piscine) o soggette a limitazioni di orari (ristoranti). Draghi, almeno per ora, sembrerebbe orientato a restare sulla
linea della prudenza.Oggi, intanto, mercoledì 24 febbraio, il Ministro della Salute
Roberto Speranza - che guida il fronte di quelli che predicano il
rigore - terrà comunicazioni sulle
nuove misure per il contrasto della pandemia, alle 13.30 al Senato e alle 17 alla Camera.DPCM ADDIO? - Coinvolgere il Parlamento nell'adozione dei futuri provvedimenti anti-Covid. Sarebbe questa, secondo quanto si apprende, l'intenzione manifestata da diverse componenti del Governo, che starebbero pensando quindi a un
superamento dei DPCM, modalità adottata finora per l'introduzione delle misure restrittive. L'ipotesi per il futuro - in questi casi - potrebbe quindi essere
l'approvazione di decreti legge, che vanno poi convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni.