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Banche e sostenibilità, Gros-Pietro (Intesa) propone un "keynesismo climatico"

Economia, Sostenibilità
Banche e sostenibilità, Gros-Pietro (Intesa) propone un "keynesismo climatico"
(Teleborsa) - Il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro ha assicurato che le banche italiane "sono in salute" e il loro compito ora è quello di "accompagnare le imprese dalla difficoltà al ritorno in salute". Il presidente dell'istituto di credito in un'intervista a La Stampa ha detto che "Intesa Sanpaolo ne ha riportate in bonis 11.500 nell'ultimo anno", aggiungendo che la ripresa dell'economia non può che fondarsi sulla sostenibilità.

"Se vogliamo occuparci del benessere del Pianeta – ha detto – sono necessari investimenti enormi per sostituire le tecnologie e le modalità operative che hanno provocato il cambiamento climatico. È una sfida immensa. Può accelerare la crescita, ma impone un grande impegno". Oltre all'abbondanza di liquidità – "è una buona base, ma non basta", per Gros-Pietro "c'è bisogno di uno stimolo a spenderla, ad attivare i fattori produttivi, in particolare il lavoro. Solo così si rimette in circolazione il denaro non investito, si riduce la disuguaglianza. Potrebbe essere un keynesismo di nuova generazione: un keynesismo climatico". Il ruolo delle banche in questo ambito può essere quello di facilitare gli investimenti e istituire "corsie preferenziali che vadano nella direzione virtuosa, ad esempio ancorando le scelte agli obiettivi sostenibili del Green New Deal europeo", così come "possono aiutare le aziende a selezionare il giusto partner per crescere".

Il presidente di Intesa Sanpaolo ha espresso, infine, il suo auspicio per una piena attuazione della Capital Markets Union, "per rilanciare un settore in ritardo rispetto agli Usa. Le economie europea e statunitense sono comparabili, ma il mercato finanziario europeo è sottosviluppato per potenzialità e redditività". "Non è solo un desiderio – ha puntualizzato – è una esigenza: perché le banche europee sono sostanzialmente nazionali e le opzioni crossborder sono limitate". Con una Capital Markets Union "funzionante potremmo anche pensare a una maggiore presenza nel mercato europeo. Ma, come dice Carlo Messina, per fare una fusione bisogna ottenere delle sinergie. Oggi non se ne scorgono a sufficienza", ha concluso Gros-Pietro.


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