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Istat, crollo PIL e aumento uscite PA fanno schizzare il debito nel 2020

Economia
Istat, crollo PIL e aumento uscite PA fanno schizzare il debito nel 2020
(Teleborsa) - Il crollo eccezionale del PIL, -8,9% per l'intero 2020, unito alle consistenti misure di sostegno all'economia messe in campo dalle pubbliche amministrazioni, ha fatto peggiorare gli indicatori di sostenibilità del debito pubblico italiano. Secondo quanto ha comunicato oggi l'Istat, nel 2020 il rapporto deficit-PIL è salito al 9,5%, a fronte dell'1,6% del 2019, mentre il debito italiano ha raggiunto quota 2.569.258 milioni, pari al 155,6% del Prodotto interno lordo.

L'anno scorso il PIL ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. In volume il PIL è diminuito dell’8,9%. A trascinare la caduta del PIL (-8,9%) è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito un contributo negativo limitato.

Dal lato della domanda interna l'Istat ha registrato, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e del 7,8% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8% e le importazioni del 12,6%. Il valore aggiunto ha registrato cali in volume in tutti i settori: -6% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -11,1% nell’industria in senso stretto, -6,3% nelle costruzioni e -8,1% nelle attività dei servizi.

Nel 2020 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è crollata in volume del 10,7% (+0,3% nel 2019). In particolare, la spesa per consumi di beni è calata del 6,4% e quella per servizi del 16,4%. In termini di funzioni di consumo le cadute più accentuate, in volume, riguardano le spese per alberghi e ristoranti (-40,5%), per trasporti (-24,7%), per ricreazione e cultura (-22,5%) e per vestiario e calzature (-20,9%). Le uniche componenti di spesa che segnano una crescita sono alimentari e bevande non alcoliche (+1,9%), comunicazioni (+2,3%), e abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili (+0,6%).

L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al PIL, è stato pari a -9,5%, a fronte del -1,6% nel 2019. Il peggioramento è dovuto alla caduta delle entrate e al consistente aumento delle uscite, dovuto alle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi su famiglie e imprese. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al PIL, è stato pari a -6% (+1,8% nel 2019).

Le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 6,4% rispetto all'anno precedente. Le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute dell'8,6% rispetto al 2019. Al loro interno, le uscite correnti sono aumentate del 5,8% principalmente a causa della dinamica delle prestazioni sociali in denaro (+10,6%, +3,7% nel 2019), a loro volta guidate dal forte incremento degli assegni di integrazione salariale (CIG), passati da circa 800 milioni nel 2019 a oltre 14,5 miliardi nel 2020, dagli assegni e sussidi assistenziali (da 20,1 miliardi del 2019 a 34,6 miliardi nel 2020) e dalle pensioni e rendite (+6,6 miliardi, +2,4%).
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