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Assarmatori, "annus horribilis" per la Shipping Industry: crollo nel crocieristico (-93,5%)

Economia, Trasporti
Assarmatori, "annus horribilis" per la Shipping Industry: crollo nel crocieristico (-93,5%)
(Teleborsa) - Il 2020 per i movimenti portuali del trasporto passeggeri è stato un "annus horribilis". È quanto emerge dai dati di Assoporti raccolti nella prima edizione del Rapporto annuale sulla Shipping Industry elaborato da Nomisma e presentato oggi da Assarmatori nel corso di un confronto con Governo e Parlamento insieme a Conftrasporto-Confcommercio.

I vari segmenti hanno infatti scontato profonde flessioni annue: crociere (-94,6%), traghetti (-46,7%) e trasporti locali (-49,2%). Nel corso del 2020, le imprese di navigazione, operanti servizi di collegamento insulare e nelle Autostrade del Mare nazionali ed internazionali, hanno registrato, su base annua, una perdita di passeggeri del 56% che comporta una perdita di fatturato del 50%. Allo stesso modo, le imprese attive nei settori dei trasporti marittimi di corto raggio, prevalentemente insulari, hanno registrato nel 2020 una riduzione di passeggeri di circa il 53% con conseguenti perdite di fatturato del 50% rispetto all'anno precedente.

Il crollo più consistente – segnala il rapporto – si è verificato senza dubbio, però, nel settore crocieristico. Il 2020 si è chiuso infatti con un totale di 796.800 passeggeri movimentati nei porti italiani tra imbarchi, sbarchi e transiti (-93,5% sul 2019, quando in Italia erano stati movimentati circa 12 milioni di crocieristici), un dato che ha riportato la movimentazione passeggeri ai valori del 1993.

Nel 2019, quindi prima della pandemia, il settore marittimo nel complesso (merci e passeggeri), in termini di produzione e occupazione ammontava in Italia a 12,670 miliardi di euro a fronte di 48.807 posti di lavoro (che per effetto delle rotazioni degli equipaggi significa un coinvolgimento ogni anno di oltre 66 mila lavoratori). Dimensioni che riguarda la Shipping Industry in senso stretto, e non l'intero cluster marittimo, che secondo gli ultimi dati pubblicati dall'UE nel nostro Paese genera un valore aggiunto pari a 35,6 miliardi di euro con 408 mila occupati. L'impatto complessivo attivato dalla Shipping Industry, secondo i dati raccolti, rappresenta circa il 2,1% del PIL italiano.

Il documento ha infine stimato quale sarebbe l'impatto di un incremento del 10% dei marittimi oggi beneficiati dalle misure di sostegno al comparto, tenendo conto del costo medio della agevolazione pro capite. A fronte di un costo per lo Stato di circa 36,5 milioni di euro per 2.360 nuovi occupati, vi sarebbe una prevedibile attivazione della produzione nazionale lungo tutta l'economia pari a circa 1,5 miliardi di euro. Analogamente, gli occupati aggiuntivi attiverebbero ulteriori circa 6.200 Ula (Unità di lavoro) per un totale di circa 8.600 nuovi occupati. Si stimano poi in circa 106,4 milioni di euro i redditi lordi che sarebbero generati nel complesso, con una ricaduta sulla capacità di spesa delle famiglie coinvolte pari a 62,5 milioni di euro, oltre a quanto destinato a risparmio.
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