(Teleborsa) - A gennaio,
dopo il calo di dicembre, l’export registra un nuovo rialzo congiunturale, sostenuto soprattutto dall’area UE e spiegato per oltre due terzi dall’aumento delle vendite di beni intermedi.
Su base annua, l’export torna a registrare una flessione ampia, cui contribuisce in particolare la contrazione delle vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli. La flessione è molto marcata verso Stati Uniti e Regno Unito; l’export verso la Cina è, invece, in forte crescita. Lo rileva l'
Istat sottolineando che l
’import segna un aumento congiunturale più contenuto mentre si accentua la flessione tendenziale, per effetto soprattutto della forte riduzione degli acquisti di energia e beni di consumo non durevoli. Per i prezzi all’import, l’aumento su base mensile è dovuto alle dinamiche positive di energia e beni intermedi in entrambe le aree, euro e non euro, e di beni strumentali nell’area euro.
In particolare, l'Istituto di statistica stima a gennaio una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+2,3%) che per le importazioni (+1,2%). L’incremento su base mensile dell’export è dovuto, in particolare, all’aumento delle vendite verso l’area UE (+4%) mentre quello verso i mercati extra UE è contenuto (+0,4%).
Nel trimestre novembre 2020-gennaio 2021, rispetto ai tre mesi precedenti, l’export cresce del 2,4%; contribuiscono per circa due terzi le maggiori vendite di beni intermedi. Nello stesso periodo, l’import aumenta del 3,4%.
A gennaio, l’export torna a diminuire su base annua (-8,5%, da +3,3% di dicembre 2020); la flessione è ampia e dovuta alla contrazione delle vendite sia verso i mercati extra UE (-12,7%) sia, in misura minore, verso l’area UE (-4,7%). L’import segna una flessione dell’11,6% (da -1,7% di dicembre dello scorso anno), determinata soprattutto dalla caduta degli acquisti dall’area extra UE (-18,3%).
Tra i
settori che contribuiscono maggiormente alla diminuzione tendenziale dell’export si segnalano articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (-23,1%), prodotti petroliferi raffinati (-36,5%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (-17,1%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-9%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (-7,2%). Risultano in aumento le vendite di autoveicoli (+6,5%), apparecchi elettrici (+5,3%), prodotti dell’agricoltura (+8,4%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (+0,8%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia alla flessione dell’export sono Stati Uniti (-20,6%), Regno Unito (-37,4%), Francia (-7%) e paesi OPEC (-17,4%). Solo le vendite verso Cina (+29,2%), Polonia (+5,8%), Germania (+0,9%) e paesi MERCOSUR (+8,2%) risultano in crescita.
A gennaio l'Istat stima che il
saldo commerciale risulti positivo per 1.587 milioni di euro, con un aumento di 1.053 milioni rispetto a gennaio dello scorso anno. Al netto dei prodotti energetici il saldo è pari a +3.914 milioni di euro (era +4.054 milioni a gennaio 2020).
Nel mese di gennaio 2021 i prezzi all’importazione aumentano dell’1,2% su base mensile e diminuiscono del 2,6% su base annua.