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Lavoro, il futuro fa sempre più rima con welfare

53 miliardi valore potenziale del welfare aziendale: la fotografia del rapporto Censis-Eudaimon

Economia
Lavoro, il futuro fa sempre più rima con welfare
(Teleborsa) - Il futuro fa paura, purtroppo, a una bella fetta di lavoratori. Sono 9,4 milioni quelli del settore privato preoccupati sul destino della propria occupazione, secondo il quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin. Nei vari inquadramenti, dai dirigenti agli operai, fra quelli che hanno espresso preoccupazione, in particolare in 4,6 milioni hanno dichiarato di temere di andare incontro a una riduzione del reddito, 4,5 milioni prevedono di dover lavorare più di prima, 4,4 milioni hanno paura di perdere il posto e di ritrovarsi disoccupati, e 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro. In particolare c'è pessimismo fra gli operai: 3 su 4 si dicono spaventati, secondo il rapporto, in cui si ricorda come, nonostante il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto, nel 2020 non sono stati rinnovati 393.000 contratti a termine.

Secondo il rapporto, il valore economico potenziale del welfare aziendale è di 53 miliardi di euro, se fosse esteso a tutte le imprese del settore privato. Il beneficio per le aziende sarebbe pari a 34 miliardi, tra vantaggi fiscali e possibili incrementi di produttività. Per il singolo lavoratore il beneficio sarebbe pari a quasi una mensilità in più all'anno, per un totale di 19 miliardi.

Inoltre, per l'87,2% delle aziende, il welfare aziendale sarà sempre più importante in futuro: per il 52% perché migliorerà la coesione interna di organici sempre più diversificati nelle modalità di lavoro, per il 35,2% perché renderà disponibili servizi di welfare utili e strumenti di formazione per trasferire nuove competenze ai lavoratori. Anche i lavoratori votano per aumentare il welfare aziendale: il 77,4% di loro vuole che nella propria azienda venga potenziato, laddove esiste già, o introdotto, se ancora non è stato attivato. Il dato sale all'83,1% tra i dirigenti, all'82,1% tra gli impiegati e scende al 61% tra gli operai.
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