(Teleborsa) -
E' previsto un livello record di emissioni di CO2 nel 2021, il più alto dopo quello raggiunto durante la crisi finanziaria, a causa della pandemia di Covid-19. Lo prevede l'
Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) a causa della politica sussidiata che i governi stanno portando avanti nei confronti dei combustibili fossili, per alimentare una rapida ripresa.
L'ultimo rapporto
Global Energy Review dell'AIE stima
emissioni di anidride carbonica in
crescita di 1,5 miliardi di tonnellate nel 2021, pari ad un incremento
del 5% a 33 miliardi di tonnellate. L'aumento, il
più alto dal 2010 ed il secondo più elevato della storia, più che compenserebbe la riduzione registrata lo scorso anno durante i lockdown.
La
causa dell'aumento sarebbe da attribuire al
maggior uso del carbone, per far fronte alla maggiore domanda di elettricità, che è responsabile per tre quarti di questa crescita. La domanda di carbone è attesa
in crescita del 4,5% ad un livello prossimo al massimo di tutti i tempi raggiunto nel 2014, mentre la
domanda di energia elettrica dovrebbe aumentare
del 4,6% trainata da economie emergenti e in via di sviluppo, come quelle dell'Asia e la Cina. Oltre al carbone è atteso un aumento di tutte le fonti fossili, compreso il petrolio.
Nonostante il
maggior ricorso alle fonti fossili, anche le
rinnovabili sono attese in crescita e dovrebbero registrare un
aumento dell'8% nel 2021, crescendo anche come peso nella fornitura di elettricità a livello globale.
Le prospettive per il 2022 non sono delle migliori. Lo ha anticipato il direttore dell'Agenzia
Fatih Birol, secondo il quale "è probabile che nel 2022 affronteremo una situazione ancora peggiore".
Per il numero il numero uno dell'AIE "la ripresa economica dalla crisi del Covid è attualmente tutt’altro che sostenibile per il nostro clima" ed occorre "impegnarsi in un’azione chiara e immediata prima della COP26 a Glasgow".
(Foto: © Pete Linforth / Pixabay)