(Teleborsa) - Con la pandemia, il sistema dei media ha moltiplicato la propria offerta, una vera e propria "infodemia comunicativa". Il web ha allargato la platea del mondo dell'informazione portando più libertà, più protagonismo, più notizie, ma anche meno intermediazione e controlli sulla qualità e la veridicità delle news. Un sovraffollamento comunicativo che ha aumentato il rischio di generare ansia, allarme sociale e visioni distorte della realtà, conseguenze tanto più diffuse quanto più le notizie sono specialistiche, settoriali, di difficile interpretazione e hanno delle ripercussioni sui comportamenti collettivi. In tale scenario – come afferma
Domenico Colotta, presidente di Assocomunicatori e founder di Ital Communications – "i dati che emergono dal
Rapporto Ital Communications-Censis 'Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione', destano allarme".
La pandemia è stata accompagnata da un forte flusso di informazioni. Come è stata percepita dagli italiani la comunicazione sul Covid-19?"Quello che è emerso dal rapporto Ital Communications-Censis presentato oggi al Senato è che la comunicazione sul Covid-19 è stata percepita dal 49,7% degli italiani come "confusa", dal 39,5% come "ansiogena", e solo il 13,9% l'ha percepita come una comunicazione "equilibrata". Questo deve indurre a una serie riflessione non solo il mondo della comunicazione e dell'informazione. Anche le democrazie moderne devono, infatti, saper coniugare il diritto alla buona informazione con l'esigenza dei cittadini di non essere vittime della cattiva informazione. Si tratta, tuttavia, di un'impresa non facilmente realizzabile".