(Teleborsa) - E' di nuovo
tempo di scelte per il mondo del lavoro: il
30 settembre scadrà lo smart working generalizzato sperimentato durante la pandemia e quindi ci si sta già chiedendo cosa accadrà ad ottobre, con la
nuova "normalità", in cui è presente ancora la pandemia, ma sono avanzate anche le vaccinazioni.
Il lavoro agile è disciplinato dalla
Legge 81 del 2017, che prevede la stipula di un
contratto ad hoc per ogni dipendente. Una cosa ben diversa dal ricorso di massa della pandemia, quando bastava comunicare l'elenco dei dipendenti in smart working. Per il lavoro post-Covid allora si profilano due strade: la
modifica della legge o la sigla di un
protocollo nazionale sindacati-Ministero sul tipo di quello sulla sicurezza.
E' chiaro che la pandemia ha determinato una
rivoluzione nel mondo del lavoro e dato slancio al lavoro agile, una modalità poco usata in precedenza in Italia.
Prima della pandemia quasi non esisteva: su 18 milioni di lavoratori presenti in Italia era appannaggio di
appena 570 mila dipendenti. Con il
primo lockdown c'è stato un ricorso generalizzato alla smart working 5 giorni su 5 per
6.580.000 dipendenti.
Cosa si attende per il futuro? Si stima che
da fine 2021, con la nuova "normalità", resteranno
a casa 5.350.000 persone per un tempo "parziale": nel privato per 2,7 giorni la settimana e nel pubblico 1,4 giorni.
Esistono poi
società e settori più inclini a mantenere il lavoro da casa anche nel post-pandemia. Grandi aziende come
Eni,
Enel,
Generali hanno spinto sull'acceleratore ed appare probabile che manterranno condizioni favorevoli in questo senso anche con contratti di secondo livello.
Un comparto che è
tendenzialmente smart è quello delle
telecomunicazioni. Molte aziende hanno già annunciato accordi per mantenere lo smart working anche oltre l'emergenza: ultima in ordine di tempo
Ericsson che l'ha prorogato sino al 2023, ma anche
Vodafone, TIM, Windtre, Fastweb, Open Fiber. Per i call center si profila invece un accordo quadro di settore tra Asstel e sindacati.
Il
settore bancario attualmente è in smart working al 100%, ma il
contratto di categoria attualmente in vigore prevede una
quota massima del 10%. Sembra difficile però una rinegoziazione del contratto che spinga verso un ricorso di massa, vista la contrarietà della Fabi, il maggior sindacato di categoria.