(Teleborsa) - "La PAC è una politica per il settore primario, economica, e per questo deve essere snella, flessibile, in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione". Questa la posizione degli agricoltori emersa nel corso del
confronto europeo organizzato da Confagricoltura tra i protagonisti del negoziato sulla Politica Agricola Comune in un momento determinante per l'esito della riforma. Il messaggio è stato condiviso dai vertici delle tre organizzazioni agricole di Italia, Francia e Germania, a pochi giorni dalla riunione dei ministri dell'agricoltura europei che la Presidenza portoghese del Consiglio ha deciso di anticipare al 26 e 27 maggio, praticamente in contemporanea con il Trilogo. "La Presidenza – evidenzia Confagricoltura – punterebbe ad avere in diretta dai ministri il mandato per chiudere la trattativa sulla riforma della PAC, che entrerà in vigore nel 2023".
Tra i partecipanti al dibattito il
ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, il
commissario UE all'agricoltura Janusz Wojciechowski, il
presidente di Confragricoltura Massimiliano Giansanti, i
presidenti di FNSEA e DBV Cristiane Lambert e Joachim Rukwied, il
segretario generale del Copa Cogeca Pekka Pesonen, gli
eurodeputati Herbert Dorfmann e Paolo De Castro.
"La nuova riforma è in discussione ormai da tre anni – ha affermato
Giansanti –. Nel frattempo, abbiamo anche fronteggiato una pandemia che ha dimostrato la solidità di fondo del sistema agroalimentare europeo. Il fallimento del negoziato sulla riforma della PAC sarebbe un segnale negativo per la capacità decisionale dell’Unione. E si aprirebbe una fase di incertezza per gli agricoltori. Il commissario Ue ha sottolineato che la Politica Agricola Comune è stata una storia di successo: facciamo in modo che resti tale".
"Sull'accordo – hanno affermato i
rappresentanti delle associazioni agricole di Italia, Francia e Germania – sarà determinante anche il ruolo della condizionalità sociale che non dovrà aggravare ulteriormente gli adempimenti burocratici che le imprese agricole devono fronteggiare. E non dovrà creare sperequazioni tra gli agricoltori riducendo i trasferimenti alle aziende di maggiore dimensione".
"Siamo assolutamente contrari a qualsiasi riforma della PAC che possa compromettere il potenziale produttivo del settore – ha concluso
Giansanti –. La sfida è quella di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidare e accrescere i livelli produttivi con una minore pressione sulle risorse naturali. Nella nostra visione il fabbisogno alimentare dei cittadini europei deve continuare ad essere soddisfatto con i prodotti della terra e degli allevamenti, preservando una grande tradizione e un radicato legame con i territori. Alla fine, la risposta alle esigenze della società e dei consumatori non può che venire, come è stato in passato, da un sistema di imprese efficienti, competitive e aperte all’innovazione".