(Teleborsa) - Dopo oltre un anno di emergenza sanitaria, la situazione dell
e imprese bergamasche risente ancora degli effetti della pandemia, registrando però un lento
miglioramento. Questa la
fotografia scattata dall'indagine condotta nell’aprile 2021 dalla
Camera di Commercio di Bergamo con la collaborazione di
Unioncamere Lombardia. Rispetto ai dati raccolti a
luglio 2020 cala la percentuale di imprenditori che dichiara di aver subìto perdite difficilmente recuperabili. Quest’ultima categoria, che rappresenta un segmento di imprese ad
alta vulnerabilità, diminuisce soprattutto nell’industria, dove passa dal 16% all’8%, mentre nell’artigianato, nei servizi e nel commercio al dettaglio è ancora tra il
20% e il 30%.
Restano prioritari nel
manifatturiero i problemi relativi alla domanda, ma con percentuali (36% per l’industria e 38% per l’artigianato) in
netto calo rispetto a luglio scorso.
Crescono le
criticità legate agli
approvvigionamenti, dovute alla ridefinizione delle catene di fornitura durante la pandemia e all’impennata dei prezzi delle materie prime. Le
restrizioni imposte dalle misure anti-Covid sono invece la questione centrale per le imprese del terziario (50% nel commercio e 31% nei servizi), dove molti comparti (alloggio e ristorazione, servizi alla persona, commercio non alimentare) sperimentano ancora limitazioni significative alla propria attività. Risultano fortunatamente in calo i problemi finanziari e di liquidità, sebbene nell’artigianato e nei servizi vengano ancora segnalati da una quota significativa di imprenditori (rispettivamente 18% e 14%).
Nonostante gli effetti negativi della crisi, esiste una quota rilevante di imprese che ha reagito in
maniera dinamica allo shock generato dalla pandemia, realizzando o progettando nuovi investimenti: si tratta di un segmento pari a circa il 30% nell’industria e al 20% nel commercio e nei servizi.
Forte impulso all'utilizzo dello
smart working durante la pandemia, in particolare
nell’industria (dove ha raggiunto il 60% delle imprese), ma i giudizi sembrano essere ambivalenti a riguardo e la maggior parte delle imprese bergamasche sembra orientata a non mantenere questa forma di lavoro una volta usciti dall’emergenza sanitaria. La stima della quota di imprese che utilizzerà forme di lavoro agile nel periodo
post-Covid è comunque decisamente superiore ai livelli precedenti la pandemia (10% per l’industria, 4% per il commercio, 6% per i servizi)
, fatta eccezione per l’artigianato (1%).