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Faro della Corte dei Conti su lotta a evasione: risultati incoerenti con dimensione fenomeno

Magistratura contabile vede nel Recovery una opportunità per la crescita e per il riequilibrio dei conti pubblici messi sotto pressione dalla crisi

Economia
Faro della Corte dei Conti su lotta a evasione: risultati incoerenti con dimensione fenomeno
(Teleborsa) - "Il rendiconto del trascorso esercizio risulta condizionato, in tutte le sue componenti, dalla necessità di fronteggiare l'emergenza sanitaria: oggi occorre guardare avanti anche in una prospettiva di breve termine. Il Recovery Plan rappresenta un'opportunità per effettuare investimenti che aumentino il potenziale di crescita del Paese: per raggiungere tale obiettivo sarà necessario creare un contesto più trasparente ed efficiente e uno sviluppo sostenibile, al fine di consentire l'accesso allo studio, alla formazione e a un lavoro dignitoso, anche ai più svantaggiati, oltre che l'esercizio dell’attività di impresa, senza il condizionamento di fenomeni criminosi. Al tempo stesso, occorrerà seguire un cammino di finanza pubblica che, fatta salva l'esigenza di aumentare strutturalmente alcune componenti della spesa sia corrente, sia in conto capitale, affianchi, quando le condizioni lo consentiranno, all'espansione della spesa buona il contenimento di quella cattiva". È quanto ha affermato il presidente della Corte dei conti Guido Carlino aprendo l'udienza di parificazione sulla Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2020 che porta a termine il ciclo annuale dei controlli demandati dalla Costituzione alla Corte dei conti.



La Relazione quest'anno è segnata dagli interventi normativi adottati in corso di gestione per fronteggiare la grave crisi sanitaria e le sue conseguenze socioeconomiche. "Le misure eccezionali – si legge nel testo – hanno determinato un evidente impatto sulle dimensioni della spesa e sulla relativa allocazione in bilancio, incidendo in misura sostanziale sulle missioni e sui programmi, nonché sull'assetto dei principali obiettivi dell'azione di governo". In tale scenario, tra i punti sottolineati da Carlino figura la necessità di dare "un consistente impulso alla lotta contro l'evasione fiscale per assicurare contestualmente una crescita del rapporto entrate su PIL e una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese". Dalla relazione emerge infatti che gli strumenti attualmente a disposizione "non sono in grado di determinare una significativa riduzione dei livelli di evasione" e che i risultati prodotti dall’ordinaria attività di accertamento dell'Agenzia delle Entrate, sono "del tutto incoerenti con la dimensione dei fenomeni evasivi registrati in Italia".




"Il giudizio di parificazione del bilancio dello Stato – sottolinea nel suo intervento il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite in sede di controllo Enrico Flaccadoro – si colloca nel pieno della fase di riavvio delle attività dopo il blocco dovuto all'epidemia da Covid-19. Se ormai sono evidenti le perdite economiche subite lo scorso anno, elevata è ancora l'incertezza che caratterizza le previsioni. La scommessa implicita è sulla crescita potenziale e quindi su una strategia che punti al superamento delle fragilità che caratterizzano la nostra economia. Molto dipenderà dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dalle riforme strutturali che lo accompagnano".

INDEBITAMENTO – Gli effetti sui conti pubblici – rileva Flaccadoro – sono stati, e sono ancora, pesanti. Nel 2020 l'Italia ha adottato interventi per 108 miliardi in termini di indebitamento netto, 205 miliardi sul saldo netto da finanziare. L'indebitamento ha raggiunto il 9,5 per cento del prodotto, a fronte di un saldo primario passato da un avanzo dell'1,8 per cento ad un valore negativo del 6 per cento. Il rapporto fra il debito pubblico e PIL e` aumentato al 155,8 per cento, con un incremento di 21 punti. Nel quadro programmatico del DEF, l'indebitamento netto e` previsto crescere nel 2021 all'11,8 per cento, per passare al 5,9 per cento nel 2022 e poi ridursi gradualmente fino al 3,4 per cento nel 2024. L'indebitamento netto, che nel 2019 era di circa 31 miliardi (1,7 per cento del PIL), supera nel 2020 i 151 miliardi (9 per cento del PIL). Il saldo primario passa da un avanzo di circa 28 miliardi a un disavanzo di quasi 95 miliardi.

GESTIONE DELLE ENTRATE – Nel 2020 le entrate finali accertate (pari a 569,2 miliardi) si sono ridotte del 6 per cento invertendo il trend positivo registrato dal 2015. In flessione anche i versamenti totali (518,8 miliardi rispetto ai circa 544 miliardi del 2019), in gran parte per la consistente diminuzione di quelli in conto competenza. La contrazione di oltre il 9 per cento delle entrate tributarie accertate si pone a sintesi di un calo contenuto (-1,2 per cento) delle imposte dirette a fronte di una riduzione piu` accentuata delle indirette (-17,3 per cento). In crescita le sole imposte sostitutive sui redditi (+26,1 per cento). In calo anche i versamenti (-8,2 per cento), a fronte di una riduzione del 17,3 per cento delle indirette e di un limitato aumento (+0,36 per cento rispetto al 2019) delle imposte dirette, attribuibile alle sostitutive. Registrano un decremento anche le entrate extratributarie (-3,4 per cento), mentre quelle da alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti segnano un significativo aumento. Gli accertamenti da attivita` di controllo (al netto degli introiti riferibili a forme di condono e comprensive delle sanzioni e degli interessi) sono pari a 51,5 miliardi, in riduzione di circa il 19 per cento. Le riscossioni di competenza (7,9 miliardi) e i versamenti (pari a oltre 7,7 miliardi) segnano, rispettivamente, -35,8 e -34,8 per cento. Il rapporto tra il riscosso di competenza e l'accertato e` pari al 15,3 per cento, in peggioramento di 4,1 punti rispetto all'esercizio precedente. La riscossione in conto residui (da 5,6 miliardi nel 2019 a 4,6 nel 2020) conferma con un -17,6 per cento il trend in diminuzione. La riscossione totale riprende la tendenza al ribasso, dopo l’interruzione dello scorso anno, collocandosi a poco più di 12 miliardi (-30,1 per cento).

SPESE DELLO STATO –
I redditi da lavoro dipendente sono rimasti sostanzialmente stazionari e i consumi intermedi totali si sono ridotti di più del 5 per cento, variazioni in aumento molto significative hanno riguardato le altre voci di spesa corrente, come i trasferimenti ad enti pubblici (+21,9 per cento) e le prestazioni sociali in denaro (+25,2 per cento). Prosegue, infine, il trend discendente della spesa per interessi (-4,9 per cento). Le uscite totali cresciute di oltre l'81 per cento, per effetto della conferma della tendenza al recupero degli investimenti fissi lordi (+12 per cento) e, soprattutto, per l'aumento di contributi e trasferimenti, voci che riflettono gli interventi a favore del sistema produttivo. Per il 2020, a fronte di un limite del saldo netto da finanziare fissato inizialmente in 79,5 miliardi per la competenza e in 129 miliardi per la cassa e aggiornato via via fino al valore finale di 341 e 389 miliardi, il dato a consuntivo e` risultato pari, rispettivamente, a 270,8 e a 225,7 miliardi. Quanto al ricorso al mercato, il limite fissato in 314 miliardi per la competenza e in 363,8 miliardi per la cassa (e aggiornato a 599,8 e 647,8 miliardi) si e` tradotto a consuntivo, rispettivamente, in 506,9 e 461,8 miliardi.

GETTITO IVA – Gli approfondimenti compiuti in ordine all'andamento del gettito dell'Iva – sottolinea la Corte nella Relazione – hanno messo in evidenza nel 2020 un decremento del 9,7 per cento, con un gettito di 123,6 miliardi (-13,2 miliardi rispetto al 2019). La riduzione consegue al marcato peggioramento congiunturale derivante dall'emergenza sanitaria iniziata nel mese di marzo e dai provvedimenti che hanno disposto il rinvio dei versamenti Iva per determinate categorie di soggetti. Nel periodo gennaio-dicembre 2020 l'imponibile Iva rilevato tramite la fatturazione elettronica e` diminuito complessivamente dell'11,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo e` stato piu` importante per le persone non fisiche (-11,5 per cento) che per le persone fisiche (-4,6 per cento). Dei 113,6 miliardi relativi alla domanda interna, 12,7 miliardi derivano dai versamenti delle PA a titolo di split payment con un incremento di circa 200 milioni rispetto al 2019. La quota del tributo derivante da questo istituto e` passata dai 7,3 miliardi del 2015 (primo anno di applicazione) ai 12,7 miliardi del 2020. Il confronto in ambito europeo evidenzia per l'Italia un peggioramento meno marcato di altri. Rispetto al 2019 l'imposta e` diminuita di poco meno del dieci per cento in Italia, analogamente a quanto avvenuto in Germania, mentre hanno fatto registrare riduzioni tra l'11 e il 12 per cento la Spagna e la Francia.

Nella sua requisitoria il procuratore generale Angelo Canale ha illustrato le principali criticità che, ad avviso della Procura generale, meritano una sottolineatura:

DEBITI COMMERCIALI – In primis Canale ha evidenziato l'accertato ritardo con il quale, mediamente, la pubblica amministrazione paga i propri debiti commerciali. "Il debito commerciale – spiega il procuratore generale – pur non essendo incluso, tranne una minima parte, nella definizione di debito pubblico rilevante per il rispetto delle regole europee, ha tuttavia, un fortissimo impatto sull'economia reale, considerando il grave disagio che il ritardo dei pagamenti arreca alle imprese fornitrici di beni e servizi alle pubbliche amministrazioni". Il tema del persistente ritardo nei pagamenti è evidente – sottolinea Canale – "soprattutto in ambito sanitario". Complessivamente il debito commerciale che ha raggiunto i 47 miliardi, in crescita rispetto ai 44 miliardi dello scorso anno.

TRANSIZIONE ECOLOGICA – Il secondo punto della requisitoria riguarda la Transizione ecologica. "Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – afferma Canale – le attribuisce un rilievo centrale all'interno della strategia nazionale per la ripresa dell'economia con oltre il 30% delle risorse complessive del PNRR. A fronte di cio`, e` noto il perdurante problema, nel Ministero per la transizione ecologica, delle carenze di organico e soprattutto di professionalita` tecniche, le difficolta` del progetto di riorganizzazione delle strutture ministeriali, il persistere di procedure lunghe e farraginose".

MIMS – Il procuratore generale ha puntato il dito sull'irrisolta questione del mancato adeguamento della concessione in essere tra il MIT (ora Ministero delle infrastrutture e delle Mobilita` sostenibili) e ANAS. "È questione – sottolinea Canale – che si trascina da tempo e non e` secondaria perche´ si riflette anche sul conto del patrimonio del Gruppo Ferrovie dello Stato".

INTERCETTAZIONI TELEFONICHE – In tema di intercettazione telefoniche Canale sottolinea la necessità di una razionalizzazione della spesa. "Nel decennio trascorso – afferma il procuratore generale – la spesa annua e` stata mediamente superiore ai 200 milioni di euro, con una punta di 280 milioni. Resta sullo sfondo la mancata attuazione, prevista dalla legge finanziaria del 2008, di un sistema unico nazionale".

SOCIETÀ PUBBLICHE – Il dl 19 agosto 2016 n. 175 (Testo Unico Societa` Pubbliche) ha rafforzato le misure per il contenimento del fenomeno della partecipazione pubblica, con l'intento di garantirne efficienza e minori costi. Ma in merito la Corte dei conti ha rilevato casi di ritardo ed omissione nell'approvazione dei provvedimenti di ricognizione. "Dal monitoraggio effettuato dal Dipartimento del Tesoro nel 2019, – rileva inoltre Canale – e` emerso che su circa 32.427 partecipazioni, sono state indicate dalle PP.AA. come oggetto di dismissione circa 7.845 partecipazioni. Il processo di razionalizzazione risulta dunque essersi di fatto quasi arrestato, vanificando gli obiettivi di maggiore efficienza e minori costi, che il legislatore si era posto".

CONTO GENERALE DEL PATRIMONIO – "Il patrimonio dello Stato – sottolinea Canale – e` stimato in 62 miliardi di euro e non genera reddito, mentre si segnala la mancata registrazione di gran parte del compendio immobiliare archeologico e storico, che non risulta quotato. Anche il demanio marittimo, consistente in circa 135mila cespiti a fronte dei 30mila del demanio terrestre, non risulta partitamente registrato e valutato".

IL PERSONALE –
Il procuratore generale evidenzia, infine, come la spesa per le retribuzioni del personale della pubblica amministrazione non presenti criticità e sia "nella media europea". "Desta invece preoccupazione, nel momento in cui ci si appresta a tradurre il PNRR in azioni, – conclude Canale – il progressivo scadimento della capacita` amministrativa del personale: necessita` di "ringiovanire" la P.A. di legare effettivamente le retribuzioni , principali ed accessorie, al merito; troppi dipendenti pubblici di accedere a ruoli di rilievo e responsabilità attraverso "progressioni interne", senza adeguate formazione e preparazione professionale.


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