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PNRR, sfida lungo periodo passa per le riforme

Secondo il Brief del think tank di CDP, il PIL potrebbe tornare a livelli del 2007 già entro 2025

Economia
PNRR, sfida lungo periodo passa per le riforme
(Teleborsa) - "Il PIL italiano potrebbe tornare ai livelli del 2007, precedenti alla crisi finanziaria globale, già entro il 2025, raggiungendo un livello costantemente più elevato negli anni rispetto a uno scenario in assenza di riforme". E' quanto si legge nel Report CdP "La sfida di lungo periodo del PNRR passa per le riforme" coordinato dal Chief Economist Andrea Montanino e Gianfranco Di Vaio e predisposto da Angela Cipollone e Silvia Gatteschi.



L’Italia - si legge - "è arrivata alla crisi del Covid-19 dopo un periodo almeno ventennale di debolezza strutturale dei tassi di crescita
dell’economia. Tra il 2000 e il 2019, l’aumento del livello del PIL reale in Italia è stato soltanto di circa il 4%. Nel 2019, a poco più di 10 anni dallo scoppio della crisi finanziaria globale, il PIL reale è riuscito a superare il livello del 2009, ma con la crisi pandemica è crollato addirittura al livello del 1997".

Le risorse messe a disposizione da Next Generation EU (NGEU) - spiega il documento - mirano a rialzare il livello delle economie europee il più rapidamente possibile e a sostenere investimenti con impatti strutturali. È verosimile ritenere che gli investimenti addizionali del PNRR avranno un impatto positivo sulla crescita di breve-medio periodo, ma - avvisa il Report - "la spinta nel lungo periodo potrebbe tendere a esaurirsi, nonostante l’accumulazione di capitale generata.

Quali sono dunque i fattori di contesto da tenere in considerazione per aumentare il tasso di crescita di lungo periodo dell’economia? In primo luogo, "vi è la qualità istituzionale. Istituzioni in grado di tutelare efficacemente i diritti di proprietà e i contratti, di risolvere rapidamente le controversie e di agevolare l’attività d’impresa creano un ambiente favorevole alle transazioni economiche e, in questo modo, costituiscono un valido incentivo agli investimenti privati".

Viene quindi sottolineato come il PNRR introduce riforme che si possono definire “orizzontali”, quali quelle che si prefiggono di migliorare la qualità della Pubblica Amministrazione e di ridurre i tempi della Giustizia. Previste riforme “abilitanti”, rivolte alla promozione di Semplificazione e Concorrenza. Obiettivo principale delle riforme, il miglioramento della qualità delle istituzioni. Da un punto di vista economico, questo miglioramento metterebbe in moto diversi meccanismi, che in definitiva porterebbero a piani di investimento privato più ambiziosi. Una più alta produttività totale dei fattori, innescata da un miglioramento della qualità istituzionale, incrementerebbe i risultati economici delle imprese private, riducendo i costi che queste devono sostenere per svolgere le proprie attività.

La riduzione dei costi marginali delle imprese "determinerebbe, così, un maggior livello target degli investimenti privati, ovvero il valore degli investimenti delle imprese nel lungo periodo. Parallelamente, una migliore produttività faciliterebbe un utilizzo più efficiente del capitale accumulato, consentendo di produrre di più, a parità di volume complessivo dei fattori di produzione impiegati. Ciò determinerebbe un incremento del PIL potenziale, ovvero il massimo livello di PIL che l’economia genererebbe con una piena capacità
produttiva".

A sua volta, "l’aumento del PIL potenziale renderebbe possibile per l’economia sostenere tassi di investimento più elevati nel lungo periodo, con un ulteriore aumento del livello target degli investimenti privati.

In base alle simulazioni effettuate -conclude il Report - "la dinamica del PIL reale potrebbe migliorare significativamente, consentendo il recupero dei livelli del 2007 già entro il 2025, un risultato che in assenza di riforme verrebbe raggiunto soltanto nel 2031. In questo modo, si riuscirebbe quindi a incidere positivamente sul PIL dell’Italia, innalzando definitivamente il profilo di crescita nel lungo periodo".

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