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Mercato lavoro, più occupati nel 2° trimestre ma impiego è soprattutto "a termine"

Occupati in aumento di 338mila (+1,5%). Boom di contratti a termine che sono 226 in più (+2,3%)

Economia, Macroeconomia
Mercato lavoro, più occupati nel 2° trimestre ma impiego è soprattutto "a termine"
(Teleborsa) - L'occupazione è tornata a crescere nel 2° trimestre del 2021, dopo cinque trimestri di progressivo calo, a causa dello choc pandemico, in un contesto di generale riattivazione del mercato del lavoro. E' quanto rileva l'ultimo rapporto trimestrale dell'Istat, secondo cui l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,8% rispetto al secondo trimestre 2020, a fronte di un PIL che risulta in aumento del 2,7% in termini congiunturali e del 17,3% in termini tendenziali.

Occupati in aumento ma la gran parte è "a termine"

Dal lato dell’offerta di lavoro, si registra un aumento di 338 mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente, dovuto alla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (80 mila, +0,5%), degli indipendenti (33 mila, +0,7%) e, soprattutto, dei dipendenti a termine (226 mila, +8,3% in tre mesi).

Rispetto al secondo trimestre 2020, l’aumento dell’occupazione (+523 mila unità, +2,3%) coinvolge soltanto i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%); continua infatti, seppur con minore intensità, il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, -0,4%). Crescono sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (+1,8% e +4,8%, rispettivamente).

Nella ricerca di lavoro continua a prevalere l’uso del canale informale: rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa (75,2%, +0,8 punti); seguono l’invio di domande/curriculum (63,6%, +6 punti) e la risposta ad annunci o la pubblicazione di inserzioni (28,4%, +3,3 punti); meno frequente, ma in aumento, la quota di disoccupati che dichiarano di essersi rivolti al Centro pubblico per l’impiego (18,1%, +3,1 punti).



Calano disoccupati e inattivi

Sempre nel secondo trimestre, si osserva un calo sia del numero di disoccupati (-55 mila, -2,2%) sia di quello degli inattivi di 15-64 anni (-337 mila, -2,4%).

Rispetto al secondo trimestre 2020 è in aumento il numero di disoccupati (+514 mila in un anno), mentre si riducono marcatamente gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1 milione 253 mila, -8,5% in un anno), dopo cinque trimestri di crescita progressiva.

A luglio una nuova frenata

I dati mensili invece evidenziano a luglio 2021 un arresto del trend in crescita registrato tra febbraio e giugno 2021, con un lieve calo dell’occupazione rispetto a giugno (-23 mila, -0,1%) che si associa a quello dei disoccupati (-29 mila, -1,2%) e all’aumento degli inattivi di 15-64 anni (+28 mila, +0,2%).


Imprese in cerca di addetti

Dal lato delle imprese, nel secondo trimestre 2021, prosegue la crescita delle posizioni lavorative dipendenti che, in termini congiunturali, segnano un aumento dello 0,7% nel totale. Il segnale positivo caratterizza sia la componente a tempo pieno (+0,6%) sia quella a tempo parziale (+0,9%), con una maggiore accelerazione di quest’ultima che, nel trimestre precedente, aveva segnato un calo coincidente con la reintroduzione delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria.

Su base annua, la tendenza dell’occupazione registra una crescita particolarmente sostenuta (nel totale pari a 3,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, +3,5% a tempo pieno e +3,6% a tempo parziale) perché paragonata con un periodo caratterizzato da misure più restrittive di limitazione della pandemia

Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,6 punti percentuali su base congiunturale e di 1 su base annua. Il costo del lavoro, per unità di lavoro, cresce dello 0,6% in termini congiunturali, con un aumento più sostenuto delle retribuzioni (+0,7%) e di minor intensità degli oneri sociali (+0,3%), quale effetto del persistere delle misure di sostegno all’occupazione attuate attraverso gli sgravi contributivi.

Su base annua si rileva, invece, un calo del costo del lavoro pari a -3,1%. A diminuire sono entrambe le componenti: le retribuzioni scendono del 2,3% e gli oneri sociali del 5,4%.
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