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"Recovery Builders", NPL Meeting 2021 guarda alla ripresa: nel 2021 Npe ratio sotto il 5%

A Cernobbio la decima edizione dell'evento di riferimento in Italia per il mercato degli NPL e il bank restructuring. Presentato il 14esimo Market Watch NPL

Economia, Finanza
"Recovery Builders", NPL Meeting 2021 guarda alla ripresa: nel 2021 Npe ratio sotto il 5%
(Teleborsa) - Da "The New Wave" a "Recovery Builders". Se un anno fa ci si preparava ad affrontare la nuova ondata di crediti deteriorati che sulla scia dell'emergenza Covid-19 avrebbe investito il nostro Paese, il messaggio che arriva da Villa Erba, a Cernobbio, dove oggi si è tenuto l'NPL Meeting 2021 – la decima edizione dell'evento di riferimento in Italia per il mercato dei non performing loans e il bank restructuring organizzato da Banca Ifis – è di ottimismo. Al centro vi è il ruolo crescente dell'industria del credito deteriorato che – come ha affermato Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis, – "mette le banche in condizione di supportare la ripresa". A limitare gli effetti della "New Wave" annunciata nel 2020 decisivo è stato l'intervento del governo con le misure anticrisi che hanno contenuto l'impatto dei crediti deteriorati sui bilanci bancari italiani. "Il gioco di squadra fra banca centrale, istituzioni governo e banche ha funzionato. Le previsioni – ha sottolineato Geertman – ora sono migliori delle attese".

Centrando l'obiettivo europeo l'Italia raggiungera` nel 2021 un NPE ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti) di poco inferiore al 5% e si sviluppera` in leggera salita al 5,9% nel 2023. Numeri che dimostrano la resilienza del settore finanziario italiano. I nuovi flussi di deteriorato – 41 miliardi di euro nel 2022 e 32 miliardi di euro nel 2023 – saranno molto inferiori ai 71 miliardi di euro registrati nel solo 2013, sia in valore assoluto sia in termini percentuali. Complessivamente il totale delle esposizioni deteriorate (NPL e UtP) a fine 2021 dovrebbe attestarsi in Italia a 345 miliardi di euro. Queste le principali evidenze contenute nella 14esima edizione del Market Watch NPL di Banca Ifis i cui dati sono stati illustrati questa mattina dall'ad di Banca Ifis. La principale differenza, rispetto alle precedenti crisi, – secondo quanto emerge dal report – sono le politiche monetarie espansive delle banche centrali e gli interventi congiunti dei governi. In Italia le moratorie sui crediti in essere, il blocco dei licenziamenti e i crediti garantiti hanno evitato un possibile credit crunch (dai primi mesi del 2020 sono in ripresa i prestiti, soprattutto alle imprese) e hanno ritardato l'emersione dei NPL che dovrebbero crescere con il venir meno degli incentivi. Nel 2022, con la fine delle moratorie, il tasso di default, ovvero il rapporto tra le nuove sofferenze e lo stock di finanziamenti concessi, dovrebbe attestarsi al 3% in crescita rispetto all'1,4% del 2021 ma comunque lontano dal 4,5% del 2013. Nel 2022 e` previsto che lo stock di UtP superi quello dei NPL. Nel 2023 il 75% dello stock di Npe italiani, pari a 317 miliardi di euro su 430 miliardi di euro complessivi, sara` uscito dai bilanci bancari verso quelli degli investitori.

"Il governo e le istituzioni – ha sottolineato Geertman – hanno adottato misure straordinariamente efficaci nel traghettare il Paese fuori dalla crisi economica. I dati del Market Watch NPL lo confermano, evidenziando un flusso di crediti deteriorati non solo inferiore ai volumi delle precedenti crisi ma anche minore rispetto alle previsioni del 2020. L'impatto sui bilanci bancari sarà gestibile grazie al derisking operato dagli istituti e alla presenza dell'industria di investimento e servicing degli NPL che si è specializzata investendo in competenze e tecnologie. Oggi questi attori sono in grado di assorbire i crediti deteriorati con efficacia ed efficienza e si rendono protagonisti della ripresa. Ci sono, inoltre, poche industrie che possono vantare una crescita di reddittività e occupazione come l'NPL Industry. La sfida è dotarsi di sempre più efficaci strumenti finalizzati a una gestione attiva, sostenibile e professionale dei crediti deteriorati".

"Il 14esimo studio sul mercato dei crediti deteriorati – ha affermato, aprendo i lavori, il vice presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio – è un documento chiave per comprendere come in questo settore negli ultimi dieci anni siano profondamente cambiati volumi, dinamiche e protagonisti. Etica, sostenibilità e trasparenza, devono essere alla base del nostro lavoro. Mi sono chiesto in questi anni come si potessero definire questi principi in questo settore. Etica significa trattare il debitore con rispetto e proporgli soluzioni che siano intonate alla sua situazione; sostenibilità vuol dire agire in linea con la reputazione che vuoi mantenere; la trasparenza, infine, impone coerenza e linearità, anche nei confronti del debitore. È importante continuare a sviluppare questa attività, che – ha concluso – genera economia e nuova occupazione nel Paese".

"La sfida – ha evidenziato nel suo intervento Ida Mercanti, capo del servizio supervisione bancaria 1 di Banca d'Italia – è rifocalizzarsi, non più sul recupero ma sul sostegno e la ristrutturazione con una gestione anticipata corretta: è un impegno importante".

L'evento ha visto, inoltre, gli interventi dell'economista e professore emerito dell'Institut d’Etudes Politiques de Paris Jean Paul Fitoussi che ha tratteggiato le linee del percorso di ripresa internazionale, soffermandosi sull'efficacia dei piani di rilancio e degli investimenti su imprese e famiglie. A seguire, gli interventi del presidente della Commissione Finanze alla Camera Luigi Marattin sul PNRR italiano tra reazioni, criticita` e azioni decisive per la competitivita` del Paese e di Massimo Fabiani, professore Ordinario Universita` del Molise con un focus sul tema dei tempi della Giustizia e l'incidenza sul recupero dei crediti deteriorati.

Due le tavole rotonde a programma. La prima, dal titolo "I crediti e le garanzie statali: le banche alla prova del post- Covid" ha visto sul palco Bernardo Mattarella ad di Mediocredito Centrale, Raffaello Ruggieri clo di Intesa Sanpaolo e Aurelio Maccario head of Group Credit Risk di Unicredit. Marina Natale ceo AMCO, Anders Engdahl, ceo Intrum Group e Francesco Buffi director CarVal hanno partecipato alla discussione "Investire in Non Performing Loans in Italia, cosa attendersi nel nuovo scenario".


MARKET WATCH NPL SETTEMBRE 2021 – Il totale delle esposizioni deteriorate (NPL e UtP) a fine 2021 dovrebbe attestarsi in Italia a 345 miliardi di euro cui 90 miliardi ancora sui libri bancari e il resto ceduto agli operatori del settore che giocano un ruolo importante nella stabilità del sistema finanziario. Lo stock complessivo di NPE nel 2023 dovrebbe toccare i 430 miliardi di euro di cui solo un quarto pesa sui bilanci bancari. È quanto emerge dall'ultimo Market Watch Npl, aggiornato a settembre 2021, pubblicato oggi da Banca Ifis e presentato nel corso del meeting di Cernobbio dall'ad Geertman. A fine anno lo stock dei crediti deteriorati nei bilanci bancari si attesterà a 90 miliardi di euro con un NPE ratio inferiore al 5% e un incremento a 113 miliardi di euro alla fine del 2023 (NPE ratio al 5,9%). Questo trend – spiega il rapporto – è la conseguenza dell'aumento del tasso di default nel 2022 per il termine delle moratorie, destinato a diminuire già nel 2023. I nuovi flussi di deteriorato, pari a 41miliardi nel 2022 e a 32 miliardi nel 2023, saranno comunque inferiori ai 71 miliardi registrati nel solo 2013 sia in valore assoluto, sia in termini percentuali. A settembre 2021 i finanziamenti ancora in moratoria sono il 25% (71 miliardi di euro) delle richieste effettuate inizialmente (280 miliardi di euro), per il 77% in capo a imprese. Dal 2022 lo stock degli Utp sarà superiore al volume delle sofferenze. Sul fronte delle transazioni NPL e UtP, il Market Watch descrive un mercato in crescita. Nel 2021 – ipotizza lo studio – le cessioni di portafogli NPL potrebbero raggiungere i 34 miliardi di euro, con un'incidenza del 26% del mercato secondario sempre più dinamico. Nel biennio 2022-23 si stimano vendite per 80 miliardi di euro di valore. In crescita a 11 miliardi di euro anche le operazioni su portafogli UtP (20 miliardi le transazioni stimate per questa asset class tra 2022 e 2023). L'aumento medio dei prezzi degli NPL unsecured – evidenzia il rapporto – riflette la migliore qualità dei portafogli in termini di documentazione e minore vintage. Invece, il pricing medio dei portafogli secured e Utp resta condizionato da grandi operazioni e dalle transazioni assistite da Gacs. Nei primi nove mesi del 2021 sono state finalizzate transazioni NPL per 8 miliardi di euro. La pipeline vede ancora 26 miliardi di euro di operazioni attese entro fine anno. Sul fronte UtP, si annunciano 10 miliardi di vendite entro dicembre 2021. In tale scenario quella degli NPL si conferma un industria sempre più attiva. Il settore dell'Industry NPL cresce a ritmo elevato dal 2013: +21% i ricavi, +12% le masse in gestione, +35% gli investimenti, +14% l'Ebitda e +16% l'occupazione. Nel 2021 gli operatori stimano una crescita dei fatturati del 6% e dei margini del 15%. Alla fine del 2020 i primi dieci servicer gestivano oltre 300 miliardi di crediti deteriorati. I primi tre investitori (Amco, Ex Quaestio capital management e Banca Ifis) hanno acquisito 80 miliardi di euro di volumi dal 2015 a settembre 2021. Presenti nella 14esima edizione del Market Watch anche focus sulle Gacs e su mercato immobiliare e lavorazioni dei tribunali. Sul fronte delle garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze, con la proroga di un anno delle Gacs si prevedono circa 7 miliardi di nuove operazioni garantite per un ammontare totale di 94 miliardi di euro di portafogli cartolarizzati dal 2016 a oggi. Sette i servicer impegnati nei deal realizzati finora, l'80% di questo ammontare è concentrato sui primi 4 operatori: Dovalue, Prelios, Cerved e Credito Fondiario. Le performance di recupero nel 2021 sono generalmente in calo, a eccezione di due portafogli: solo POP npls 2018 e BCC NPLs 2019 superano il target. Centrale nel dibattito il rapporto tra tempi della Giustizia e mercato immobiliare. Il rapporto sottolinea come, nonostante il perdurare dell'incertezza di scenario, le aspettative del mercato immobiliare siano in miglioramento con le compravendite del mercato residenziale che potrebbero arrivare a quota 600mila nel 2021, per raggiungere le 651mila nel 2023. Inoltre il 2021 potrebbe chiudersi con 125mila aste (di cui 75mila relative ad aste gia` pubblicate nei primi 6 mesi del 2021) per un controvalore di circa 11 miliardi di euro e un valore medio di circa 150mila euro. Nel 2022 si prevede, inoltre, un rilevante incremento dell'operativita`. Il Covid-19 – rileva il rapporto – ha ridotto l'attività giudiziaria in questo settore. Si stimano, per la diminuzione di aste e pignoramenti, qualcosa come 13 miliardi di euro di valore immobiliare fermo nelle corti di tribunale (cash in court). La buona notizia arriva invece dagli effetti positivi generati dall'avvio del processo telematico e della riforma del 2015, con la riduzione di circa due anni, tra il 2018 e il 2020 del tempo medio di chiusura delle aste che scontano comunque ancora 5,8 anni di vita media.
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