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Australia, la banca centrale resta colomba: tassi ancora ai minimi

Finanza
Australia, la banca centrale resta colomba: tassi ancora ai minimi
(Teleborsa) - La Reserve Bank of Australia (RBA), la banca centrale del Paese, ha lasciato invariati i tassi d'interesse allo 0,10% e ha affermato di voler continuare ad acquistare titoli di stato al ritmo di 4 miliardi di dollari a settimana fino a metà febbraio 2022, occasione in cui sarà intrapresa una revisione della misura. L'istituzione di politica monetaria ha smorzato le speranze di alcuni investitori per un tono più hawkish, in una settimana in cui gli occhi saranno puntati sulle decisioni di Federal Reserve e Bank of England. La banca centrale ha comunque omesso la sua precedente proiezione secondo cui i tassi non sarebbero aumentati fino al 2024 e ha abbandonato un obiettivo chiave per i titoli di stato dell'aprile 2024.

"Il Consiglio si impegna a mantenere condizioni monetarie altamente favorevoli per ottenere un ritorno alla piena occupazione in Australia e un'inflazione coerente con l'obiettivo - si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione di politica monetaria - Sebbene l'inflazione sia aumentata, rimane bassa in termini di fondo. Anche le pressioni inflazionistiche sono inferiori a quelle di molti altri Paesi, non da ultimo a causa dell'unica modesta crescita dei salari in Australia".

I funzionari della Reserve Bank of Australia non aumenteranno quindi i tassi "fino a quando l'inflazione effettiva non sarà in modo sostenibile all'interno dell'intervallo target del 2-3%". Ciò richiederà che il mercato del lavoro sia "sufficientemente rigido da generare una crescita dei salari sostanzialmente superiore a quella attuale". Viene sottolineato che "ci vorrà del tempo" e il Consiglio "è pronto ad essere paziente".

La banca centrale australiana ammette che l'inflazione è aumentata, ma evidenzia che in termini di fondo è ancora bassa, al 2,1%. "Il tasso di inflazione CPI principale è del 3% ed è influenzato dall'aumento dei prezzi della benzina, dai prezzi più elevati delle case di nuova costruzione e dalle interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali", si legge nello statement. Viene previsto un'ulteriore, ma solo graduale, ripresa dell'inflazione sottostante: circa il 2,25% nel 2021 e 2022 e del 2,5% nel 2023.
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