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Pensioni, sindacati da Draghi. Trattativa difficile con ricalcolo contributivo

Economia, Welfare
Pensioni, sindacati da Draghi. Trattativa difficile con ricalcolo contributivo
(Teleborsa) - E' tutta in salita la strada che porta i sindacati a Palazzo Chigi: oggi Cgil, Cisl e Uil torneranno ad incontrare il Premier Mario Draghi per discutere della riforma delle pensioni. Un tema piuttosto delicato, che verrà affrontato dopo lo strappo di Cgil e Uil sulla Manovra e dopo la manifestazione organizzata dalla Cisl lo scorso weekend a Piazza Santi Apostoli, a Roma, dove è stato duramente criticato il ricalcolo contributivo delle pensioni.

Le ipotesi per il dopo Quota 100 e 102

Fra i punti più controversi la Riforma delle pensioni che partirà nel 2023, dopo un triennio di Quota 100 ed il passaggio di Quota 102. Se per i sindacati occorre garantire la massima flessibilità in uscita, il Governo punta ad un ritorno al contributivo, magari con un "ritocco" della Riforma Fornero, sempre nella direzione dell'economicità, dal momento che la spesa pensionistica è già fuori controllo: nell'ultimo biennio, al netto dell'indicizzazione ai prezzi, è cresciuta in media del 2% l'anno e si è attestata anche su livelli superiori al 2011, anno di introduzione della Riforma Fornero.

Per contro i sindacati sollecitano una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 2 anni d'età o insindacabilmente con 41 anni di contributi. E poi ancora, chiedono una "pensione di garanzia" per i giovani, che scontano in pieno il passaggio al contributivo e l'effetto di lavori discontinui e precari. Altro tema caldo l'Ape sociale e la necessità di allargare il fronte dei lavori usuranti. E poi, ancora, si chiede un intervento per le donne, per valorizzare la maternità, che garantisca un anno in più di contributi per ogni figlio.

Ricalcolo contributivo "iniquo"

Fra i temi del dibattito il ricalcolo contributivo della pensione ed i suoi effetti sull'assegno, giacché produrrebbe un taglio importante e iniquo che potrebbe arrivare a superare il 30% dell'assegno lordo.

Questo almeno è il quadro che emerge da un'analisi dell'Osservatorio Previdenza della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio, in cui si prendono a riferimento diversi casi, tutti misti, con un'anzianità contributiva inferiore ai 18 anni al 1995: pe run reddito di 20 mila euro di lordi e 30 anni di contribuzione, l'assegno si ridurrebbe del 22,6% a 674 euro, mentre con 30 mila euro di contribuzione si avrebbe una decurtazione del 14,2% a 1.376 euro, ma con un'incidenza pari al 32,7% sulla quota retributiva.

Un ricalcolo che i sindacati giudicano iniquo, mentre si chiede un sistema previdenziale basato su elementi di equità e solidarietà e sicuramente più flessibile, che consenta alle persone di accedere in anticipo alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti, senza imporre condizioni vessatorie.

La proposta di un Garante nazionale per le persone anziane

Nel dibattito, in vista della riforma delle pensioni, si inserisce anche l'Associazione nazionale strutture territoriali e della terza età, che chiede l'istizuzione di un Garante Nazionale delle Persone Anziane ', una Authority con il compito di garantire i diritti e la dignità di chi ha speso una vita per il progresso di questo nostro Paese e che sta svolgendo con le proprie pensioni un basilare sostegno per le giovani generazioni. Il riferimento ai 9 milioni di pensionati che oggi stanno svolgendo una fondamentale funzione sociale a sostegno delle proprie famiglie (figli e nipoti) ma sono stati penalizzati dalla mancata perequazione.
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