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La view di Intesa sul 2022: ripresa più lenta, Fed e BCE preparano svolta, l'Italia si difende

Economia
La view di Intesa sul 2022: ripresa più lenta, Fed e BCE preparano svolta, l'Italia si difende
(Teleborsa) - Se l'economia mondiale è destinata a rallentare nel 2022, l'Italia potrebbe far meglio di altre economie, inclusa la Germania, che sino ad oggi ha trainato l'Europa. Tutto questo in un contesto in cui la Fed ha deciso di dichiarare guerra all'inflazione e si prepara ad inasprire la politica monetaria, mentre la BCE avvierà un programma di riduzione degli acquisti di asset.

E' quanto emerge da un report degli economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo sullo Scenario Macroeconomico per il biennio 2022-2023. La svolta del ciclo di politica monetaria - secondo l'economista Luca Mezzomo - è iniziata e sarà attuata più rapidamente di quanto si ipotizzasse a settembre. Questo rafforza le attese di rallentamento della crescita globale nel biennio 2022-23, riduce lo spazio di manovra per politiche fiscali espansive e prospetta un periodo di maggiore volatilità per i mercati finanziari globali. Lo scenario di calo dell’inflazione dai picchi di fine 2021 resta il più probabile, anche se l’inflazione sottostante dovrebbe salire ancora.

Le prospettive dell’economia mondiale - si sottolinea - sono attualmente molto incerte, non tanto sul fronte della crescita reale che pare destinata a rimanere piuttosto robusta anche nel 2022 (4,6%), quanto per la persistenza delle strozzature di offerta e per l’emergere di sintomi di eccesso di domanda negli Stati Uniti.

Questo sta portando a un cambio di rotta delle politiche monetarie complessivamente più rapido del previsto, con implicazioni di
ampia portata anche per i mercati finanziari.

La pandemia di COVID-19 non ha smesso di influenzare l’economia globale, anche se ora ci si preoccupa meno delle conseguenze sulla domanda aggregata e più di quelle sui prezzi. Le proiezioni di crescita per il trimestre in corso e per il primo trimestre 2022 sono state limate, in particolare in Europa, ma le revisioni sono contenute. Tuttavia, non vanno escluse nuove ripercussioni sulla logistica internazionale, che rimane sotto stress, a causa della strategia di tolleranza zero di alcuni paesi, in particolare la Cina.

L’implicazione principale è che le strozzature di offerta resteranno un tema importante, con ulteriori ripercussioni sull’andamento dei prezzi. Le nostre proiezioni di inflazione includono perciò un’accelerazione delle misure core, al netto della volatilità connessa agli effetti base. Al contrario, l’inflazione generale dovrebbe aver segnato i massimi proprio a fine 2021, e
nel 2022 calerà nettamente grazie alla riduzione del contributo dell’energia alla variazione tendenziale.

Stati Uniti in ripresa. Fed dichiara guerra all'inflazione

L’economia americana è riemersa dalla recessione causata da COVID-19 in pochi mesi, e il PIL ha recuperato i livelli pre-pandemici già a metà 2021. La crescita della domanda, spinta dalla riapertura delle attività e dallo stimolo fiscale e monetario, è ormai estesa a tutti i settori, mentre l’offerta non ha tenuto il passo. Il risultato è un eccesso di domanda di beni, servizi e lavoro, che si è tradotto in persistenti pressioni su prezzi e salari.

La Fed è in stato di allerta e intende accelerare i tempi della svolta di politica monetaria. La a persistenza e l’entità del rialzo dell’inflazione, insieme alla mancata ripresa della forza lavoro, infatti, hanno indotto la Fed a riconoscere che gli aumenti dei prezzi non sono transitori e impongono un aggiornamento della politica monetaria. Powell ha chiarito che ora il controllo dell’inflazione è una condizione necessaria anche per il raggiungimento della massima occupazione. Per questo, il tapering terminerà a marzo, lasciando le mani libere per un rialzo dei tassi già a giugno 2022, o anche, se necessario, a marzo.

La nostra previsione soggetta a enorme incertezza - afferma l'economista Giovanna Mossetti - è di 3 rialzi nel 2022, con inizio a giugno ma possibile anticipo a marzo, seguiti da 3 rialzi nel 2023 e 2 nel 2024, con un punto di arrivo per i tassi a 2,25%. I rischi per tassi e inflazione sono verso l’alto nel 2022. Sul fronte della pandemia, una nuova ondata di contagi sarebbe uno shock negativo all’offerta, con un peggioramento delle strozzature sia per i beni sia per il lavoro e maggiori pressioni su prezzi e salari. Nel 2022, l’obiettivo è frenare la domanda per controllare l’inflazione.

BCE davanti a un dilemma: ripresa in stand-by e inflazione alta

Quanto all'Area Euro, la ripresa è in pausa e la recrudescenza dei contagi, lo shock energetico e le strozzature all’offerta potrebbero frenare la ripresa nei trimestri autunnale e invernale. La tendenza di fondo - spiega l'economista Andrea Volpi - rimarrà comunque espansiva, e la crescita dovrebbe riaccelerare nei trimestri centrali del prossimo anno. Dopo il 5,1% atteso per il 2021, il PIL continuerà a crescere su ritmi robusti, intorno al 3,9%, anche nel 2022, sostenuto dalla domanda interna.

La tendenza dei prezzi seguirà un trend discendente nel corso del 2022, ma è attesa tornare stabilmente sotto il 2% solo da marzo 2023; la media annua è stimata al 2,6% nel 2021 e al 3,1% nel 2022.

Quanto alla politica monetaria, con il ridursi degli effetti economici della pandemia e l’aumento di livello e incertezza delle proiezioni di
inflazione, anche la BCE annuncia un graduale ridimensionamento dei programmi di acquisto. Le pressioni inflazionistiche - sottolinea Luca Mezzomo - sono meno diffuse e meno intense che negli Stati Uniti, e gran parte dell’eccesso di inflazione rispetto a prima della pandemia è ancora spiegato dai soli beni e servizi energetici. Tuttavia, l’aumento delle proiezioni a medio termine e il rischio più concreto di effetti secondari sui salari e sui prezzi di altri beni e servizi hanno modificato le priorità della politica monetaria. Il balzo della proiezione 2023 a livelli superiori a quelli precedenti la pandemia giustifica la chiusura del PEPP. Inoltre, le previsioni di crescita,
disoccupazione e inflazione 2023-24 suggeriscono l’opportunità di rendere la politica monetaria meno accomodante.

L'Italia con meno numi all'orizzonte

In Italia, le nubi sull’orizzonte della ripresa appaiono meno minacciose che altrove. L'Economista Paolo Mameli annuncia una revisione al rialzo dell stime di crescita del PIL italiano, al 6,2% nel 2021 e al 4,3% nel 2022.

L’economia è ora vista recuperare i livelli pre-COVID già entro la metà del prossimo anno. I rischi sono legati agli effetti delle strozzature all’offerta e dello shock energetico, nonché agli sviluppi della quarta ondata pandemica, anche se la situazione, almeno per il
momento, appare meno preoccupante, specie sul fronte della pressione ospedaliera, rispetto a quanto si riscontra nella maggior parte degli altri Paesi europei.

Altra variabile importante sono gli effetti, principalmente sul settore industriale, dei ben noti “colli di bottiglia” presenti nelle
catene produttive internazionali e, più in generale, gli effetti dello shock energetico.

L’elezione del Presidente della Repubblica a inizio 2022 - sottolinea Mameli - rappresenterà inoltre un importante snodo politico.
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