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Asse Draghi-Macron: editoriale per cambiare il Patto Stabilità

A doppia firma appena pubblicato sul sito del Financial Times

Economia
Asse Draghi-Macron: editoriale per cambiare il Patto Stabilità
(Teleborsa) - Con l’uscita di scena della cancelliera Merkel, in tanti hanno immediatamente pensato che lo scettro del comando – in ottica europea – fosse destinato a finire nelle mani del Premier italiano Mario Draghi, l’unico in grado di raccoglierne l’eredità in quanto ad autorevolezza e credibilità.



Nei giorni scorsi, indiscrezioni stampa avevano anticipato che Roma e Parigi fossero a lavoro per il superamento del Patto di Stabilità come lo abbiamo conosciuto finora, pronte alla pubblicazione di un documento condiviso in una editoriale a doppia firma appena pubblicato sul Financial Times titolato Le regole di bilancio dell'Ue devono essere riformate se vogliamo garantire la ripresa.

"Dobbiamo abbassare i livelli del debito, ma non attraverso tagli alla spesa insostenibili o tasse più alte",
si legge tra l'altro nel testo.

"L’Unione Europea - scrivono i due leader - è stata spesso accusata di fare troppo poco e agire troppo tardi nell’affrontare le crisi. La risposta collettiva alla recessione causata dal Covid-19 non è stata né troppo poco, né è arrivata troppo tardi. Ha dimostrato, piuttosto, l’importanza di un’azione tempestiva e coraggiosa. E ha confermato i benefici del coordinamento nelle politiche tra Paesi e istituzioni. Per combattere la crisi, i Governi dell’UE hanno erogato quasi 1.800 miliardi di euro in aiuti per famiglie e imprese. La Banca Centrale Europea ha lanciato un ampio programma di stimolo monetario per sostenere l’accesso al credito. La Commissione Europea ha sospeso le sue regole di bilancio e, insieme ai Governi, ha lanciato il programma Next Generation EU, un piano da 750 miliardi di euro per finanziare investimenti e riforme. La ripresa è ben avviata. L’economia dell’UE non è ancora tornata alla traiettoria che aveva prima della pandemia, ma è sulla buona strada per tornare ai livelli pre-crisi nei prossimi mesi. Anche le finanze pubbliche sono in via di risanamento: il rapporto debito–PIL nei Paesi dell’UE si è stabilizzato ed è destinato a scendere nel 2022".


E ancora: "in Italia e in Francia, abbiamo già realizzato riforme ambiziose per proteggere i cittadini e aiutarli a realizzare il loro potenziale, e abbiamo già ottenuto risultati tangibili. Ora dobbiamo andare oltre".

"Dobbiamo accelerare il programma di riforme e completare questa trasformazione con investimenti su larga scala nella ricerca, nelle infrastrutture, nella digitalizzazione e nella difesa. Abbiamo bisogno di una strategia di crescita dell’UE per il prossimo decennio, e dobbiamo essere pronti ad attuarla attraverso investimenti comuni, regole più adatte e un miglior coordinamento, non solo durante le crisi".

Roma e Parigi indicano la via. "Avremo bisogno di un quadro di politica di bilancio credibile, trasparente e in grado di contribuire alla nostra ambizione collettiva di avere un’Europa più forte, più sostenibile e più giusta. Non c’è dubbio che dobbiamo ridurre i nostri livelli di indebitamento. Ma non possiamo aspettarci di farlo attraverso tasse più alte o tagli alla spesa sociale insostenibili, né possiamo soffocare la crescita attraverso aggiustamenti di bilancio impraticabili". La strategia deve, semmai, essere quella di mantenere sotto controllo la spesa pubblica grazie a riforme strutturali.

Qualche indizio era già arrivato. Parlando delle regole del Patto di Stabilità Draghi le aveva definite senza giri di paole “inefficaci e anche dannose, sarebbero dovute essere cambiate in ogni caso ma poi con l’avvento della pandemia” vanno sicuramente cambiate, “queste regole, insieme ad altre come la regola sugli aiuti di Stato, come si può pensare a una transizione ecologica e digitale senza un ruolo attivo dello Stato?”

Insomma, più che un’affermazione, secondo molti una vera e propria dichiarazione d’intenti. Specie ora che il Covid ha completamente stravolto il contesto. L’Italia – come anche altri Paesi – non riuscirebbe a rientrare nelle regole del Patto con il debito pubblico al 154% del PIL, come tra l’altro ha spiegato Paolo Gentiloni giorni fa durante una call con i deputati della commissione Affari Ue.

Determinante adesso sarà ovviamente l’appoggio di Scholz. Il fronte comune dei Paesi del mediterraneo è infatti destinato a naufragare senza la sponda della Germania. Resta anche da capire se questa proposta sarà anche l’eredità che Draghi lascerà da Premier prima di trasferirsi al Quirinale.
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