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PMI, Istat: poche vendono online

In crescita l’uso di dispositivi intelligenti

Economia
PMI, Istat: poche vendono online
(Teleborsa) - Ancora contenuta la quota di imprese che vendono online. Nel 2020 la percentuale di imprese con almeno 10 addetti che hanno effettuato vendite online continua a essere contenuta (18,4%) e, sebbene si sia registrato un incremento di due punti percentuali rispetto all'anno precedente, resta sotto la media UE 27 (23%). E' quanto emerge dal Report Istat su Imprese e Ict.



Crescita più consistente per le imprese con almeno 250 addetti che sono anche più attive nel mercato delle vendite elettroniche (44,5%, da 40,2% nel 2019) rispetto a quelle con 10-49 addetti (17,2%, da 15,2% nel 2019). La propensione a vendere online varia sensibilmente tra i diversi settori economici. I più attivi nel campo e-commerce sono il settore ricettivo (83,7%), le attività editoriali (73,1%), le attività dei servizi delle agenzie di viaggio (47,8%). Ma le vendite online sono diffuse anche nei settori delle telecomunicazioni (30,1%), del commercio al dettaglio (31,0%) e all'ingrosso (28,6%), delle industrie alimentari (28,5%), delle attività dei servizi di ristorazione (24,8%) e delle attività audiovisive (23,6%). Il 16,2% delle imprese ha venduto via web (13,7% nel 2019), tale canale continua a essere preferito rispetto a quello degli scambi elettronici di dati in un formato stabilito (EDI), utilizzato dal 3,3% delle imprese con almeno 10 addetti (4,3 nel 2019, 3,4% nel 2018). Tra le imprese che vendono online usando il web, prevalgono quelle che hanno avuto come clienti i consumatori privati (86,2%) rispetto ad altre imprese e amministrazioni pubbliche (53,0%). Nel 72,4% dei casi le imprese che vendono via web (76,8% nel 2019) hanno usato siti web o app della propria impresa, mentre nel 63,0% dei casi sono utilizzati siti o app di intermediari (64,3% nel 2019).

L'uso di piattaforme digitali da parte delle imprese che vendono via web è particolarmente diffuso nel settore della ristorazione (89,3%; 99,4% nel 2019) e dei servizi ricettivi (91,8%; 97,6% nel 2019) dove sono attivi alcuni tra i principali intermediari online. Nel corso del 2020, come effetto delle difficoltà dovute alla pandemia, si registra un incremento della quota di imprese che hanno venduto via web nei servizi di ristorazione (da 10,3% nel 2019 a 24,7% nel 2020), nella produzione audiovisiva (da 9,6% a 22,5%), nel commercio al dettaglio, esclusi autoveicoli o motocicli (da 21,8% a 30,8%) e nelle industrie tessili (da 6,5% a 15,0%). Il 18,9% delle imprese ha dichiarato di aver avviato o incrementato nel corso dell'anno gli sforzi per vendere beni o servizi via Internet e reagire alla situazione creata dall'emergenza sanitaria. Ad attivarsi sono state soprattutto le imprese operanti nei settori più interessati alle vendite online e colpite dalle misure di contenimento, quali il settore ricettivo (41,8%), quello dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator (39,3%), il settore delle attività editoriali (38,0%) e quello del commercio al dettaglio escluso autoveicoli e motocicli (36%).
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