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PMI, che futuro dopo la prima generazione? Dalla vendita all'IPO: ecco le chance

Finanza
PMI, che futuro dopo la prima generazione? Dalla vendita all'IPO: ecco le chance
(Teleborsa) - Sono tanti i problemi che assillano le PMI italiane, a volte vere e proprie eccellenze del Made in Italy, spesso ancora guidate dal fondatore e senza un futuro all'orizzonte, a causa degli ostacoli che spesso si incontrano nel passaggio generazionale. Secondo uno studio condotto da Livolsi & Partners oltre la problema della sottocapitalizzazione e delle ridotte dimensioni, le PMI italiane incontrano spesso gravi difficoltà sotto questo aspetto e spesso il dilemma si risolve vendendo (nel 54% dei casi) o liquidando l'impresa (nel 16% dei casi).

Nel dettaglio, il 54% delle aziende ha preso atto dell’impossibilità di finalizzare il passaggio generazionale e ha deciso di vendere la società, spesso tramite operazioni di M&A, mentre il 23% del campione, aziende più grandi, con fatturato maggiore, spesso guidate già da "esterni" alla famiglia, ha risolto il dilemma con la quotazione in Borsa. Il 16% delle imprese è stata costretta a chiudere, a causa delle conseguenze "conflittuali" del passaggio generazionale, e solo l’8% ha superato l'ostacolo senza conflitti, passando il testimone alla seconda generazione che ha acquisito posizioni e responsabilità ben definite all’interno della società.

Lo studio della Livolsi & Partners sembra confermare alcune tendenze emerse da altre ricerche: uno studio di KPMG rileva che nel 2021 sono state perfezionate quasi 1.100 operazioni di M&A per un controvalore di circa 96 miliardi di euro mentre l'AIFI, l’associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt segnala che nel primo semestre del 2021 sono state perfezionate 253 operazioni di cui il 72% con imprese sotto i 50 milioni di euro di fatturato.

Per Massimo Bersani, managing partner di Livolsi & Partners , "è necessario trovare la soluzione adeguata alle esigenze degli imprenditori, cercando di individuare degli interlocutori, fondi di private equity od organizzazioni industriali, che sappiano riconoscere il giusto valore economico delle aziende anche in termini di competenze umane presenti nelle medesime". "Siamo convinti che anche quest’anno - aggiunge - le operazioni di M&A aumenteranno a causa di più fattori: dagli investimenti previsti nel PNRR, il piano nazionale di resistenza e resilienza, che declina i fondi europei di Next Generation EU, alla pandemia, che ha provocato la trasformazione di modelli di business consolidati, fino alla presenza sul mercato di una eccezionale liquidità".
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