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Lattoferrina e varianti SARS-CoV-2 nelle donne in gravidanza e nei bambini

Economia
Lattoferrina e varianti SARS-CoV-2 nelle donne in gravidanza e nei bambini
(Teleborsa) - Nonostante il Ministero della Salute non abbia inserito nelle sue raccomandazioni l'utilizzo di supplementi vitaminici e integratori alimentari per la cura di forme lievi di Covid continuano le testimonianze sull’efficacia della lattoferrina, una proteina naturale multifunzionale, nel contrastare i sintomi del Covid-19. Per quanto riguarda le donne in gravidanza e i bambini che entrano in contatto con il virus, sono diversi gli aspetti da approfondire. Ne ha parlato la Prof.ssa Rosalba Paesano, Ginecologa dell’Università ‘’Sapienza’’ di Roma e con il Prof. Luigi Giannini, Pediatra dell’Università ‘’Sapienza’’ di Roma.



Professoressa Paesano che cosa ci può dire sull’infezione da SARS-CoV-2 e le sue varianti nelle donne in gravidanza?

“Siamo arrivati alla terza primavera alle prese con SARS-CoV-2 e, nonostante sia stata dichiarata la fine dell’emergenza, i contagi non sembrano diminuire ed ormai questo virus colpisce anche le donne in gravidanza. Inoltre, come tutti sanno, ci troviamo alle prese con una ulteriore variante, la variante Omicron, e le sue sotto-varianti, Xe e Xj, molto contagiose come Omicron”.

E per ciò che riguarda i sintomi?

“I sintomi a seconda della variante sono in continuo cambiamento: mal di gola, naso chiuso, stanchezza, dolori articolari, mal di testa, vertigini, diarrea e di nuovo perdita del gusto e dell’olfatto, sintomi che con Omicron erano pressoché assenti. L’infezione, inoltre, può avere anche delle sequele, cioè delle conseguenze che si protraggono per qualche tempo. Diciamo che, grazie ai vaccini, la patologia virale è meno severa, ma dobbiamo essere consapevoli che un trattamento con antivirali è pur sempre utile sia per rendere meno severi i sintomi che per accorciare i tempi di negativizzazione”.

La lattoferrina è stata utilizzata come trattamento per il Covid-19, lo abbiamo visto anche da dati scientifici pubblicati su riviste internazionali. Che cosa ci può dire al riguardo?

“La lattoferrina è considerata una tra le più importanti sostanze dell’immunità naturale non anticorpale e in diversi studi è stato dimostrato avere una significativa attività antivirale verso molti virus compreso SARS-CoV-2. È in grado, infatti, di legarsi non solo a particolari molecole presenti sulle nostre cellule impedendo l’attacco del virus, ma anche direttamente al virus stesso. Nel caso di SARS-CoV-2 si lega con elevata affinità alla proteina spike. Nel corso della ‘XV International Conference on Lactoferrin’, tenutasi a Pechino nel dicembre 2021, è stato dimostrato che il suddetto legame sembra avvenire anche tra la lattoferrina e le diverse varianti di Spike. Nella mia esperienza, sia in donne con gravidanze fisiologiche che in quelle con gravidanze patologiche, ho potuto osservare che la lattoferrina, assunta subito, alla comparsa dei primissimi sintomi, è in grado di ridurre i tempi di negativizzazione e la sintomatologia si presenta in maniera più blanda”.

Professor Giannini, qual è la situazione in ambito pediatrico con questa variante Omicron?

“All’inizio della pandemia abbiamo visto che l’infezione da SARS-CoV-2 tendeva a risparmiare i bambini, ora con le nuove varianti, Omicron in particolare, si è assistito a un sostanziale aumento dei contagi anche nella popolazione pediatrica. Ci troviamo di fronte a una variante che si trasmette molto più facilmente e quindi di maggiore e rapida diffusione”.

Ci sono stati più ricoveri rispetto alle varianti precedenti?

“Secondo i primi dati raccolti, i numeri relativi alle ospedalizzazioni a livello nazionale sono superiori a quelli registrati nel corso delle precedenti tre ondate dell’epidemia e questo ci dice come in questo momento i bambini siano più colpiti dal virus rispetto a quanto avvenuto precedentemente. Tutto ciò per due motivi, innanzitutto per una ridotta immunizzazione da vaccino e, in secondo luogo, la variante Omicron è maggiormente infettiva a livello delle vie aeree superiori rispetto alle vie respiratorie inferiori, per la peculiare riduzione anatomica delle vie respiratorie superiori in età pediatrica”.

E per quanto riguarda i sintomi, quali quelli da Lei osservati più frequentemente?

“Febbre, astenia, infezioni delle alte vie respiratorie e, in particolare, tosse canina, congiuntivite, disturbi gastrointestinali, cefalea ed eritemi cutanei”.

I bambini sotto i 5 anni risultano più colpiti rispetto ad altre fasce di età?

“In generale è così, in quanto è l’unica fascia di popolazione per la quale non è prevista la vaccinazione. In questi ultimi 6 mesi ho osservato comunque bambini di tutte le età con l’infezione dovuta a differenti varianti, sebbene, nonostante l’aumento di percentuale di ricoveri, la necessità di ricorrere a interventi terapeutici intensivi (ventilazione meccanica e ossigenoterapia) è diminuita, con relativo rischio di mortalità minore rispetto alla variante Delta”.

Nella sua esperienza quali sono i tempi di negativizzazione?

“Intervenendo immediatamente con un trattamento che preveda anche l’utilizzo della lattoferrina i tempi di negativizzazione si riducono e anche i sintomi scompaiono più rapidamente, con una possibile riduzione della percentuale di frequenza e dei sintomi legati al long Covid e alla sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-c). Nella pratica clinica utilizzo una lattoferrina pura, il Mosiac, e il dosaggio che consiglio in questi casi cioè in corso di infezione è di 600 mg al giorno, divisi in 3 somministrazioni giornaliere e lontano dai pasti”.

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