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UNIREC, il comparto italiano della tutela del credito rappresenta quasi un quinto del settore in Europa

Economia
UNIREC, il comparto italiano della tutela del credito rappresenta quasi un quinto del settore in Europa
(Teleborsa) - Il settore italiano della tutela del credito ha un peso rilevante nell’economia europea: rappresenta circa un quinto (il 22%) delle aziende e del fatturato (il 17%) del settore. Più in particolare, il numero di aziende del comparto è 4 volte più elevato in Italia che in Francia e 3 volte più numeroso rispetto al Regno Unito. Il fatturato generato dalle aziende dell’industry non risulta tuttavia proporzionale al numero di aziende: mentre in Germania il fatturato medio si attesta intorno ai 5,8 milioni di euro, nel Regno Unito scende a 4,65 milioni e in Italia a 1,8 milioni. La media dei ricavi delle aziende di tutela del credito nella UE27 è di 1,56 milioni di euro, quindi superiore rispetto al dato italiano. L’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per numero di occupati nell’industry dopo Germania e Spagna.

Le aziende di tutela del credito lavorano in Italia in un contesto più complesso rispetto al resto d’Europa; i maggiori ostacoli derivano da tre fattori: tempistiche più lunghe nel sistema giudiziario italiano (il Disposition Time relativo alle cause civili e commerciali con contenzioso in primo grado è 2,1 volte più lungo in Italia rispetto alla media europea), tasso inferiore di educazione finanziaria e scarsa diffusione di consulenza finanziaria indipendente e gratuita. È stato presentato oggi a Roma lo studio comparativo sul settore della Tutela del Credito in Europa condotto con The European House Ambrosetti ed i risultati del XII Rapporto di Unirec.

La normativa del settore della tutela del credito in Italia è ancora regolata da una norma del 1931 ma potrà essere modificata in seguito al recepimento della direttiva UE “Credit servicers and credit purchasers”. In Italia, a differenza di Germania e Regno Unito, la licenza per operare nel settore è a titolo personale (e non aziendale) mentre in Francia e Spagna, ad oggi, non è richiesta alcuna licenza. Da un punto di vista formale le aziende di tutti Paesi UE hanno accesso alle stesse categorie di dati ma c’è molta disomogeneità su costi e modalità. Infine, l’Italia, tra tutti i Paesi considerati dalla Ricerca The European House Ambrosetti, risulta essere l’unico caso in cui le aziende di tutela del credito sono soggette alla normativa antiriciclaggio.

Il debito in Italia sta assumendo un peso rilevante sull’economia domestica attestandosi a oltre 2.000 miliardi di euro nel 2021 con una crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente. Il tasso di indebitamento di famiglie e imprese italiane resta ancora basso nel confronto internazionale ma è in crescita.

Dopo il picco di NPL rilevato nel 2015, emerge uno scenario in controtendenza con crediti deteriorati in diminuzione. Il XII Rapporto Unirec vede, nel 2021, lo stock di crediti affidati per il recupero alle imprese associate raggiungere la cifra record di quasi 160 miliardi di euro, rispetto ai circa 149 miliardi del 2020 ma il trend di crescita degli importi gestiti è dimezzato rispetto al 2020 e si stabilizza intorno al 7%. Forte la frenata rispetto al +30% registrato nel 2019 nel periodo pre-pandemico. In parallelo nel 2021 le performance di recupero su questi crediti sono cresciute molto relativamente al numero di pratiche (passando dal 33% del 2020 al 40% del 2021) mentre sono rimaste stabili all’11% sugli importi. Più in particolare osservando l’evoluzione dei risultati nell’ultimo quinquennio emerge la capacità del settore di mantenere e più recentemente anche di migliorare, il livello di servizio in presenza di una domanda progressivamente crescente con la performance in aumento di circa 1 punto percentuale.

“È in questo scenario ambivalente e in via di evoluzione che entro fine 2023 l’Italia dovrà recepire la Direttiva Europea “Credit servicers and credit purchasers”. Questa pur essendo verticale sul settore degli NPL va a toccare il comparto eterogeneo e composito delle aziende della tutela del credito ancora oggi regolate dal Regio Decreto del 1931, una normativa, che limita in alcuni aspetti l’operato e lo sviluppo del settore. Si tratta di una occasione importante da cogliere come opportunità di evoluzione per permetter alla nostra industria di diventare ancora più moderna ed efficace, a favore del circolo virtuoso dell’economia, riducendo i tempi di recupero di quasi il 40%” ha spiegato Francesco Vovk, Presidente di Unirec.

“Dal nostro XII rapporto emerge un quadro ambivalente per l’industria, con numeri positivi ma anche elementi di grande criticità e valori medi di marginalità che nascondono situazioni molto diverse e spesso correlate alla dimensione dell’azienda. Le prospettive globali per il 2022 sono incerte e difficili, caratterizzate dal sicuro aumento del costo dell’energia e dalla parziale interruzione nelle catene globali di approvvigionamento che portano a spinte inflazionistiche. Tutti questi fenomeni si ripercuoteranno sulla nostra industria con uno sfasamento temporale che vede un range dai 3 ai 5 anni. I prossimi mesi saranno quindi decisivi per segnare l’andamento del settore” ha concluso Vovk.



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