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Colombia, SACE: "Paese alla vigilia di una svolta? Bogotà tra le geografie prioritarie per l'export italiano"

Le evidenze emerse dal Focus "Quando la crescita non basta: la Colombia alla vigilia di una svolta?" realizzato dall’Ufficio Studi di SACE

Economia
Colombia, SACE: "Paese alla vigilia di una svolta? Bogotà tra le geografie prioritarie per l'export italiano"
(Teleborsa) - Domenica 29 maggio la Colombia andrà alle elezioni con il presidente uscente, Duque, che sfiderà il progressista Petro. Chiunque vincerà dovrà fare i conti con un Parlamento rinnovato nel mese di marzo e molto più frammentato che in passato. Gli investitori sono alla finestra per capire quale sarà la via che imboccherà il Paese e se l'approccio business-friendly sarà mantenuto. Restano, infatti, molteplici opportunità di investimento, anche per le imprese straniere, dalle energie rinnovabili alle infrastrutture, fino alle nuove tecnologie e alle industrie creative (la cosiddetta economia naranja), fiore all'occhiello del governo Duque e il cui potenziale inespresso è notevole. Questo il quadro che emerge dal Focus "Quando la crescita non basta: la Colombia alla vigilia di una svolta?" realizzato dall'Ufficio Studi di Sace.

Per l'Italia – evidenzia il report – il Paese andino rappresenta il quinto mercato di destinazione in America Latina, con un interscambio in crescita negli ultimi anni e arrivato a 1,6 miliardi di euro nel 2021, vicino al massimo del 2014. Sace ha inserito dal 2018 Bogotà tra le geografie prioritarie per l'export. La Colombia figura inoltre nel tier 2 delle geografie a più alto potenziale secondo la Cabina di Regia. Per la Colombia l'Italia riveste infine notevole importanza in quanto 11esimo fornitore mondiale.

Nel 2021 la Colombia – si legge nel Focus – si è confermata una delle economie più dinamiche in America Latina e tra i Paesi Emergenti. La crescita del PIL del 10,6%, record dal lontano 1906, è stata sufficiente non solo a recuperare il livello del 2019 ma anche il trend precedente alla pandemia. A trainare il risultato, oltre a una dinamica sostenuta dei consumi interni, è stato il miglioramento delle ragioni di scambio. L'economia colombiana rimane infatti – sottolinea Sace – ancora fortemente basata sulle materie prime: i combustibili fossili contano per oltre la metà dell'export totale, cui va aggiunto un 20% relativo a commodity agricole e un 5% del comparto minerario. La diversificazione del tessuto produttivo è stata troppo lenta negli ultimi decenni e il peso elevato di imprese capital-intensive all'interno dell'economia penalizza la creazione di posti di lavoro: non è un caso che a fronte di un tasso di informalità lavorativa del 60% e in linea con le medie dell'area, la disoccupazione in Colombia sia strutturalmente più elevata, sempre intorno al 10% nell'ultimo ventennio, e le ferite inflitte dalla pandemia rimangano ancora aperte. Un comparto manifatturiero dal peso contenuto rispetto al grado di sviluppo del Paese, e con un ruolo declinante nella formazione del valore aggiunto, determina una posizione verso l'estero strutturalmente debole e rende più difficile ridurre le diseguaglianze, tra le più alte di tutta l’America Latina.

"Non appare pertanto strano – conclude il rapporto di Sace – che i cittadini colombiani siano scesi in piazza a più riprese nel corso degli ultimi anni ed emerga grande voglia di cambiamento dalla media dei sondaggi in vista delle elezioni presidenziali, il cui primo turno si terrà domenica 29 maggio. Il governo uscente Duque, conservatore come tutti quelli delle ultime decadi, termina il mandato con una popolarità inferiore al 20% secondo tutte le ultime rilevazioni demoscopiche e ciò potrebbe aprire le porte di Casa de Narin~o al progressista Petro, che si candida per la terza volta. Verrebbe così a cadere la pregiudiziale nei confronti della sinistra colombiana, penalizzata dalla relativa vicinanza ideologica alle forze di guerriglia".







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