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Pozzi Milano, in Borsa per rilanciare il brand. Deal trasformativi nel breve periodo

Rinaldo Denti racconta a Teleborsa il progetto per rilanciare lo storico brand milanese del lusso, sicuro che diventerà una realtà interessante sia per le piccole aziende italiane che per i grandi player

Finanza, IPO
Pozzi Milano, in Borsa per rilanciare il brand. Deal trasformativi nel breve periodo
(Teleborsa) - Prendere un brand storico non più attivo e una piccola azienda in salute ma sconosciuta, unire i punti di forza di entrambe e quotare in borsa una società dal grande potenziale e in grado di dialogare sia con le PMI italiane che con i grandi player esteri nell'ambito dell’arte della tavola e della moda. È il progetto per cui sono al lavoro due manager italiani con alle spalle una solida esperienza borsistica e che quoteranno in estate Pozzi Milano su Euronext Growth Milan (EGM), il mercato di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita.

Diego Toscani, CEO di Promotica, e Rinaldo Denti, ex CEO Dmail e Frendy Energy e imprenditore attivo da 30 anni in vari settori, prevedono di rilanciare in chiave attuale lo storico brand milanese del lusso Pozzi Milano, fondato nel 1876 come casa di moda maschile, producendo una serie di prodotti Made in Italy e posizionando il marchio in diverse aree di mercato, estendendo la produzione su settori differenti legati tra loro da un’identità forte.

Il progetto parte dall'arte della tavola attraverso la trasformazione in Pozzi Milano S.p.A. di Easy Life Srl, azienda lombarda che produce e distribuisce stoviglie disegnate in Italia e prodotte con materiali di alta qualità. Presente sul mercato da oltre 30 anni, esporta oltre il 90% della produzione in 54 paesi e ha chiuso il 2021 con un fatturato di circa 18 milioni di euro, EBITDA di 1,6 milioni di euro e utile netto di circa 0,6 milioni.

Il rilancio del brand e l'uso delle partnership

"Oggi, con la globalizzazione, se non hai un brand non hai niente, non hai nessun valore aggiunto e non c'è bisogno di te - spiega Rinaldo Denti a Teleborsa - Quello che abbiamo in mano è invece il più antico luxury brand maschile, fondato nel 1876, che aveva un flagship store, che ha vinto la triennale del design e con il suo fondatore, Claudio Tridenti Pozzi, che è stato il primo cavaliere del lavoro nel campo della moda, oltre a ideare profumi da uomo (l'acqua di Pozzi) e borse da viaggio". L'idea dell’imprenditore è usare il brand Pozzi Miano produrre in prima persona alcuni articoli e usare le licenze per "contaminare altri marchi con il nostro brand".

L’obiettivo è usare il digitale per accelerare le crescita, potendo anche contare su una struttura societaria snella e su un modello di business non dipendente dagli store fisici. "Vogliamo attrarre giovani e pensiamo di poter dare modernità al marchio - racconta l'imprenditore - Sarebbe bello che questo brand storico si muovesse con degli stilemi, con dei messaggi, con un passo giovane. Quindi magari con l'aiuto di Instagrammer e modi di vendita brillanti: non abbiamo pregiudizi, perché non avendo flagship store in centro e non avendo investimenti fatti che possono danneggiare la parte online, abbiamo una tabula rasa per costruire il nostro futuro".

Visto la presenza di Diego Toscani come maggiore azionista, l'idea è sfruttare le potenzialità offerte da Promotica, società quotata su Euronext Growth Milan e agenzia loyalty specializzata nella realizzazione di soluzioni marketing per aumentare le vendite, la fidelizzazione e la brand advocacy. "Promotica è veramente molto forte nel loyalty e nei promozionali, ma quello che forse le manca sono certi prodotti un po' di upscale", secondo Denti, che pensa di "poter dare a Promotica dei prodotti un po' più sfiziosi e Promotica può offrire per certa clientela - visto che si sta buttando anche sul settore delle assicurazioni, delle banche e delle utility - dei prodotti un po' meno di massa".

Un altro focus importante sarà sulle royalty. "Sul mondo delle royalty sto cercando di inventare un sistema molto aggressivo: in sostanza, ti do un anno di vacancy, quindi per un anno non mi paghi nulla e vedi come va, e poi paghi il 6-7% (mentre normalmente è il 10-12%) - afferma il co-fondatore - Paghi molto meno perché siamo in rebranding e siamo piccolini, però vogliamo farne tante e collaborare con tante piccole imprese che magari non riescono a parlare con la stampa, non possono partecipare alle fiere, non usano i social in modo adeguato, e in tutte queste cose noi possiamo aiutarle".



Quotazione a livelli bassi e potenziale upside

Più che ai numeri di bilancio, Denti si appassiona ai progetti e a quelle che chiama "piccole performance finanziarie d'artista". Gli esempi, guardando a Frendy Energy, sono nella quotazione in borsa di un’azienda senza dipendenti e nella strutturazione di strumenti atipici come il primo bond zero coupon convertibile a finestre variabili con bonus share. Per Pozzi Milano la scommessa è sbarcare a Piazza Affari con un marchio fermo da decenni e con un giro d’affari che arriva da una società acquisita da poco e per la quale è prevista una grande trasformazione.

Denti ha lunga esperienza di borsa, prima da giovane come arbitraggista e trader, e poi alla guida di due aziende. La prima avventura è quella con Dmail, che porta in borsa nel dicembre del 2000 sul Nuovo Mercato (da cui è uscito nel 2002). La seconda è quella con Frendy Energy, società di produzione di energia elettrica con impianti mini-idro che quota nel 2012 nella prima quotazione del nuovo AIM riformato (che ha venduto nel 2017 alla francese EDF per il tramite del braccio operativo italiano Edison).

"Il leitmotiv è quotarsi a un prezzo molto basso e quotare una piccola quota, però allo stesso tempo dare un upside enorme - spiega Denti - Partiamo con 20 milioni di fatturato, un bell’EBITDA e numeri in ordine, ci mettiamo il turbo dei nostri contatti, il turbo del nostro brand storico e possiamo arrivare davvero in alto, rendendola anche una bella storia per il mercato".

"In sostanza - aggiunge - tutta la parte di Pozzi Milano e il potenziale upside non li calcoliamo nell'operazione di quotazione e sbarchiamo in borsa solo come azienda che fa arte della tavola, scontata del 30-40% rispetto a quello che varrebbe vendendo solo quello che già c'è a un fondo di private equity".

Toscani, che riveste il ruolo di presidente di Pozzi Milano, detiene la maggioranza delle azioni con una quota del 70% circa, mentre Denti è secondo socio con il 16% del totale oltre a un gruppo qualificato di soci e imprenditori bresciani. Denti è anche CEO di Pozzi Brand, società controllata che si occupa della divisione licensing Italia e Worldwide.

La volontà di fare operazioni trasformative

Denti, guardando anche alle anche alle passate esperienze con Dmail e Frendy Energy, non esclude operazioni trasformative già nel breve periodo. "Non c'è nulla di peggio che un imprenditore che si quota senza avere idee e volendo fare per tutta la vita quello che già fa - spiega - Noi in due-tre anni vogliamo unirci o comunque qualcosa di grosso deve accadere. I grandi marchi sono alla ricerca di brand, questo è il più antico brand della moda mondiale, e quindi pensiamo di poter essere interessanti".

Il management sta già valutando alcuni dossier per operazioni di M&A, anche se i deal non potranno essere grossi vista la raccolta contenuta (anche se l'azienda punta ad aumenti di capitale nel tempo). "Non è che possiamo fare grandi acquisizioni, ma nel tessuto italiano ci sono molte aziende piccole dove magari il passaggio generazionale sta funzionando male - afferma Denti - Abbiamo già individuato qualcosa nel campo della posaterie e della vetreria, anche se stiamo sempre coi piedi per terra, perché con 4-5 milioni di raccolta tra collocamento e warrant non possiamo fare cose incredibili. Ma nel nostro piano c'è sicuramente qualche acquisizione legata al nostro settore".

In conclusione, l'imprenditore non chiude la porta a nulla, convinto che il rilancio del brand Pozzi Milano lo renderà interessante agli occhi di numerosi soggetti: "Mi interessa farmi notare dai grandi gruppi e allo stesso tempo fare licenze con le imprese piccole, perché sappiamo finanziarle se hanno bisogno, sappiamo portarle in borsa e sappiamo metterci assieme per farle crescere meglio".
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