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Inflazione e consumi, Confcommercio: l'economia italiana verso il 2023 con poche certezze

Economia
Inflazione e consumi, Confcommercio: l'economia italiana verso il 2023 con poche certezze
(Teleborsa) - Presentando l'ultimo numero della Congiuntura Confcommercio, la consueta analisi sull'andamento complessivo dell'economia italiana, il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che "dopo un primo semestre positivo, ben al di là di qualsiasi aspettativa, l'economia italiana mostra segnali di un possibile rallentamento nell’ultima parte del 2022". "A luglio - ha detto Bella - la produzione industriale, dopo i bruschi ridimensionamenti di maggio è giugno, ha mostrato solo un debole recupero (+0,4%), registrando nel confronto annuo una flessione. Nello stesso mese l’occupazione ha mostrato un ridimensionamento in termini congiunturali".

Secondo il direttore dell'Ufficio Studi, "questi elementi si sono tradotti in peggioramento delle dinamiche del PIL e dei consumi. Nel mese di settembre la nostra stima indica un calo del PIL dell’1,4% su agosto e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo". C'è secondo l'Ufficio Studi una tendenza ad un atteggiamento più prudente da parte delle famiglie comincia a interessare in misura abbastanza diffusa tutto il segmento dei beni. Anche per i servizi, che nel loro complesso hanno confermato anche ad agosto la tendenza al recupero, emergono segnali di rallentamento.

Ad agosto 20221 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra una riduzione su base annua dell’1,2%, il primo dato negativo da febbraio 2021. Dopo un periodo di deciso recupero della domanda, le famiglie, sui cui redditi comincia a pesare la netta ripresa dell’inflazione, stanno assumendo comportamenti più prudenti in materia di consumo.

Il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato i dati della Congiuntura mensile presentati dall’Ufficio Studi della Confederazione. "Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l’Italia ha reagito bene, meglio di altri Paesi europei, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Una recessione probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante. Ecco perché, in raccordo con l’Europa, bisogna mettere in campo con la massima urgenza interventi strutturali per superare l’emergenza energetica, contenere l’inflazione e, dunque, evitare il pericolo recessione”.

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