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In positivo il 2022 dell'industria manifatturiera italiana (+2,1%), guida il Sistema moda

Economia
In positivo il 2022 dell'industria manifatturiera italiana (+2,1%), guida il Sistema moda
(Teleborsa) - L’industria manifatturiera italiana potrà chiudere il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita tendenziale del 2,1%, un tasso rivisto al rialzo rispetto alle stime di maggio e decisamente robusto dopo il rimbalzo del 15,9% registrato lo scorso anno. È uno dei dati presentati oggi da Intesa Sanpaolo insieme a Prometeia nel Rapporto Analisi dei Settori Industriali. La performance, diffusa dal punto di vista settoriale, vede in testa il Sistema moda, trainato dalla ripresa della socialità e del turismo. Fanno eccezione gli Autoveicoli e moto, ancora alle prese con criticità dell’offerta e con una lenta ripartenza della domanda interna e alcuni produttori di intermedi, quali Metallurgia e Intermedi chimici, che scontano però il confronto con un 2021 record.

I dati di sintesi sul 2022 celano però un andamento a due velocità, con una prima parte dell’anno di brillante tenuta del quadro di ripresa post-Covid e una seconda caratterizzata da un progressivo deterioramento del contesto operativo interno ed estero, condizionato dalla forte incertezza globale. La spirale inflativa innescata dal caro commodity ed energia e le conseguenti azioni delle banche centrali stanno determinando un progressivo raffreddamento della domanda per consumi e investimenti, che si sta dimostrando più intenso delle attese maturate fino all’estate. L’indice Istat che sintetizza il clima di fiducia delle imprese mostra, infatti, un generale aumento delle giacenze di prodotti finiti e un contestuale ripiegamento delle componenti attese sugli ordini e sulla produzione.

La fase di rallentamento è già visibile nei dati di produzione industriale, che in Italia mostra comunque un andamento tendenziale (+1,1% nei primi otto mesi dell’anno) di gran lunga migliore rispetto alla Germania (-0,7%) e simile a quello della Francia (+1,4%). Francia e Germania hanno avuto, peraltro, una crescita della produzione nettamente inferiore a quella italiana negli ultimi due anni a mezzo: rispetto ai livelli pre-pandemici, infatti, il manifatturiero italiano segna un incremento dello 0,3% a fronte, rispettivamente, di un gap di -6% e -5,3% dei nostri maggiori competitor europei.

I fattori di freno al quadro di domanda sono destinati a permanere nel corso del 2023: saranno massimi per tutto il periodo che coinciderà con l’anno termico 2022-’23, durante il quale assisteremo a una volatilità ancora elevata dei prezzi energetici, per poi distendersi gradualmente a partire dal secondo trimestre del prossimo anno, ma senza lasciar spazio a un andamento tonico come quello che ha contraddistinto la prima parte del 2022. La compressione dei consumi e il rallentamento del ciclo degli investimenti, che non potrà essere pienamente controbilanciato dal sostegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), portano verso una stima di contrazione del fatturato a prezzi costanti dell’industria manifatturiera nella media del 2023 (-1,1%) e di crescita modesta a prezzi correnti (+4,2%).

Pochi settori manterranno un’intonazione positiva nel 2023, ad iniziare dalla Farmaceutica (+1,6% la nostra stima di fatturato a prezzi costanti) e dai settori più attivati dalla transizione digitale ed energetica, Elettronica (+0,7%) ed Elettrotecnica (+0,6%). Flessione inferiore alla media manifatturiera per Alimentare e bevande (-0,3%), sostenuto da una componente di spese incomprimibili e Autoveicoli e moto (-0,5%), dopo la mancata ripartenza del 2022.

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