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Dissesto geo-idrologico, da ENEA modelli innovativi per prevedere propagazione e intensità delle colate rapide

Economia
Dissesto geo-idrologico, da ENEA modelli innovativi per prevedere propagazione e intensità delle colate rapide
(Teleborsa) - Un team di ricercatori dell’ENEA ha sviluppato un nuovo approccio per prevedere l’area di propagazione e l’intensità delle colate rapide, un particolare tipo di frane veloci altamente distruttivo, e sta testando nuove metodologie per stimarne le soglie di innesco in base al contenuto di acqua dei terreni di copertura. Le innovazioni volte al la produzione di carte di pericolosità più dettagliate rispetto a quelle attualmente in uso, utili per la gestione delle allerte nei sistemi di protezione civile e la pianificazione territoriale, sono il risultato di oltre venti anni di studi geomorfologici sulle colate rapide condotti sul campo dai ricercatori ENEA; tra i più importanti, quelli a supporto della Protezione Civile a seguito dei fenomeni franosi del 2009 in Sicilia, dove sono stati eseguiti sopralluoghi, campagne d’indagini e studi scaturiti nella realizzazione di carte di pericolosità da frana, successivamente recepite all’interno del Piano Regolatore Generale di Messina del 2015.

Gli aspetti innovativi emersi da questi studi sono stati recentemente testati e ulteriormente sviluppati nell’ambito del progetto RAFAEL per la previsione e gestione del rischio sulle infrastrutture critiche nel Sud Italia. In quest’ambito ENEA ha prodotto delle mappe di pericolosità alle colate rapide nei due bacini di Giampilieri e Briga (Messina), focalizzando l’attenzione in particolare sulla stima delle distanze di propagazione (runout) delle frane, sull’individuazione delle aree di propagazione, dove si determinano i maggiori danni, e sulla relativa intensità attesa, in termini di potenziale distruttivo.

Il cuore del progetto è consistito nello sviluppo di un segmento di un sistema di supporto alle decisioni, basato su software GIS open source, che a partire dalle carte di suscettibilità all’innesco, produce le carte di propagazione delle frane previste. Specifici GIS tool consentono di automatizzare le elaborazioni in tempi velocissimi, nell’ordine di minuti, e le stime della pericolosità possono essere continuamente aggiornate sulla base dei dati pluviometrici provenienti dalla rete di monitoraggio nazionale.

“Le colate rapide (debris flows) sono fenomeni naturali sempre più pericolosi perché direttamente collegati sia all’intensificazione degli eventi estremi, connessa ai cambiamenti climatici, sia alla ubicazione di molti insediamenti umani a ridosso di corsi d’acqua, ed anche allo spopolamento delle aree montane e quindi alla mancanza di opere puntuali di stabilizzazione dei versanti”, sottolinea Claudio Puglisi del Laboratorio Tecnologie per la DInamica delle Strutture e la PREVenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’ENEA. “Per questi motivi auspichiamo l’adozione sistematica di misure di mitigazione del rischio che, partendo dalle mappe di pericolosità prodotte, individuino le misure strutturali e non strutturali più idonee, tra cui scelte urbanistiche più resilienti, sistemi di allerta precoce e piani di Protezione Civile”.

La seconda innovazione consiste invece in un modello di bilancio idrologico del terreno di copertura in grado di stimare le soglie di innesco delle colate rapide, non solo in funzione delle piogge, ma anche in base al contenuto di acqua nella porzione superficiale del sottosuolo. Il metodo, in fase di implementazione e validazione nell’ambito di un accordo con la Regione Siciliana, consentirà di indagare con quale piovosità il terreno arriva alla saturazione e di conseguenza all’innesco di colate rapide. In cinque aree campione del territorio regionale messinese sono state installate delle stazioni di misura che registrano e trasmettono in remoto i dati di umidità del terreno di copertura (lisimetri), la sua temperatura a quattro differenti profondità, la pressione d’acqua ad una profondità di circa 1 metro (tensiometri) e le precipitazioni (pluviometri).

“A fronte dell’aumento in frequenza e intensità degli eventi estremi esacerbati dal cambiamento climatico e conclamati a livello scientifico, le colate rapide sono le frane più pericolose, su cui concentrare le nostre attenzioni. Per le loro caratteristiche intrinseche, quali velocità di innesco, dimensioni e rapidità, esse sfuggono ai sistemi di monitoraggio anche satellitari, utilissimi invece in caso di frane lente, e richiedono l’identificazione di soluzioni innovative su cui come ENEA stiamo lavorando da tempo”, spiega Luca Falconi, Laboratorio Tecnologie per la DInamica delle Strutture e la PREVenzione del rischio sismico e idrogeologico dell’ENEA.

La combinazione di entrambe le metodologie contribuirà anche a prevedere con maggior dettaglio la quantità di materiale di copertura confluente in alveo per distinte soglie d’innesco (sia pluviometriche, sia di contenuto d’acqua nel terreno di copertura), contribuendo anche alla stima della pericolosità delle inondazioni improvvise.

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