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INPS, Decontribuzione Sud ha generato 1,7 milioni di contratti

E' pari al 79% delle agevolazioni complessive usate nel 2021

Economia
INPS, Decontribuzione Sud ha generato 1,7 milioni di contratti
(Teleborsa) - Decontribuzione Sud risulta la forma di agevolazione delle assunzioni più utilizzata nel 2021, seguita dall'apprendistato, più in voga fra i giovani, e dalle agevolazioni per i contratti a tempo indeterminato, in particolare gli esoneri giovani e donne. E' quanto emerge dall'INPS, che ha pubblicato la nuova edizione 2021 dell'Osservatorio delle politiche occupazionali e del lavoro.

Fra le politiche attive del lavoro vi sono una serie di agevolazioni introdotte a fine 2020, a causa dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid19, in particolare la Decontribuzione Sud, che prevede un’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate del Paese. Questo intervento copre 1,7 milioni di contratti e rappresenta il 79% delle agevolazioni. Seguono poi per importanza l’Apprendistato (il 48% delle agevolazioni) ed i contratti a tempo indeterminato (il 39%).

Da segnalare l’aumento del numero dei lavoratori in apprendistato e delle loro trasformazioni a tempo indeterminato, ma soprattutto l’applicazione dei nuovi esoneri introdotti per contrastare gli effetti della pandemia. Fra questi l'aumento dal 50% al 100% dell’esonero per le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022 sia con l’esonero giovani che con l’incentivo donne.
Per i contratti di apprendistato la fascia di età con più presenze di beneficiari si conferma quella dei giovani tra i 20 e i 24 anni, con un maggior numero di stabilizzazioni di apprendisti tra i 25 e i 29 anni.
Quanto al genere, si conferma la predominanza della componente maschile dei beneficiari di politiche attive in quasi tutte le tipologie di intervento ad eccezione delle agevolazioni per gli ultracinquantenni e le donne e per le assunzioni in sostituzione di lavoratori in astensione obbligatoria o facoltativa, per le quali è maggioritaria la componente femminile.
A livello geografico, i contratti di apprendistato, le stabilizzazioni e gli incentivi a tempo indeterminato sono presenti soprattutto al Nord del Paese (rispettivamente 56%, 61% e 59%), mentre la Decontribuzione Sud, per la sua specifica finalità, trova applicazione nelle regioni del Mezzogiorno. La residua percentuale rilevata nelle aree del Centro-Nord riguarda i soli contratti stipulati con agenzie di somministrazione.

Quanto alle politiche passive, nel 2021, il numero di trattamenti NASpI è stato pari a 1.682.369 con un decremento del 4,6% rispetto all’anno precedente. Il numero di trattamenti di DIS-COLL, nel 2021, è stato pari a 16.705 con un forte calo del 17,8% rispetto al 2020. Per i trattamenti di disoccupazione agricola (544.792) si regustra un calo dell'1,9% rispetto all’anno precedente.
Per la NASpI e la DIS-COLL la fascia di età in cui si concentra il maggior numero di trattamenti è quella tra 25 e 34 anni, mentre per la disoccupazione agricola la classe modale è quella dei soggetti con più di 54 anni (22%).
Il maggior numero di trattamenti NASpI è al Nord con il 42% delle richieste, ma nonostante la diversa concentrazione dei lavoratori sul territorio nazionale, nel Sud e nelle Isole si registra comunque una percentuale pari al 39% del totale dei trattamenti.

Quanto ai beneficiari di indennità di mobilità, nel quinquennio di osservazione il fenomeno presenta un andamento fortemente decrescente a cominciare dal 2017. Il numero complessivo di lavoratori in mobilità al 31 dicembre 2021 era di 3.191 unità e rispetto al 31 dicembre 2020 la variazione è pari a -33,4%, tendenza riscontrata in tutte le aree territoriali.

Per i lavoratori impegnati in lavori socialmente utili, il fenomeno si presenta in continua diminuzione in tutto il periodo di osservazione. Al 31 dicembre 2021 il numero medio di percettori del sussidio ammonta a 1.102 unità con una variazione a livello nazionale di -67% rispetto al 2020e con il Sud che si classifica come area con maggior presenza di lavoratori socialmente utili (88%).
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