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Inflazione, il rallentamento di dicembre non tranquillizza consumatori e imprese

Economia
Inflazione, il rallentamento di dicembre non tranquillizza consumatori e imprese
(Teleborsa) - A causa dell’aumento di prezzi e tariffe le famiglie italiane hanno speso complessivamente nel 2022 ben 61,3 miliardi di euro in più rispetto all’anno precedente. Lo afferma il Codacons, commentando i dati sull’inflazione diffusi oggi dall’Istat. Un tasso annuo dell’8,1% si traduce, a parità di consumi, ad un maggiore esborso pari in media a +2.369 euro per la famiglia “tipo”, spesa che sale a +3.069 euro annui per un nucleo con due figli – analizza il Codacons – Se consideriamo il numero di famiglie residenti in Italia l’inflazione, a consumi costanti, ha prodotto nel 2022 una stangata complessiva da 61,3 miliardi di euro a carico degli italiani.

“Sono numeri da capogiro che avranno ripercussioni pesanti nel 2023 – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – L’andamento al rialzo delle bollette del gas, i carburanti che hanno ripreso a correre e i listini degli alimentari ancora a livelli elevatissimi, faranno sentire i loro effetti nel breve termine, erodendo il potere d’acquisto dei cittadini e riducendo la spesa. Il Governo Meloni deve correre ai ripari, adottando misure in grado di calmierare i prezzi al dettaglio e accelerare la riduzione dei listini, allo scopo di salvaguardare i bilanci delle famiglie, che sempre più numerose intaccano i risparmi per riuscire a sostenere bollette e prezzi alle stelle”.

"Dati catastrofici! Famiglie sempre più inguaiate! Tutti nodi che ora verranno al pettine, con effetti negativi sui consumi e sul Pil. Già oggi l'Istat ha attestato che nel terzo trimestre 2022 il potere d'acquisto, pur tenendo ancora rispetto al secondo trimestre, è sceso dell'1,2% rispetto a un anno prima. Un primo campanello d'allarme, per una situazione destinata a peggiorare nel quarto trimestre dello scorso anno e soprattutto nel corso del 2023 per via dell'inflazione pari a +8,1%, record dal 1985", ha affermato invece Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

Per Assoutenti il 2022 si chiude con una stangata sul fronte dei prezzi. “La lieve discesa dell’inflazione registrata nell’ultimo mese non appare sufficiente, perché i prezzi al dettaglio rimangono ancora a livelli altissimi, e sono destinati a crescere ulteriormente nelle prossime settimane per effetto dello stop al taglio delle accise sui carburanti – ha dichiarato il presidente Furio Truzzi – Particolarmente allarmanti i numeri dell’Istat relativi ai prodotti alimentari, che a dicembre segnano un +13,1%, portando la media annua del comparto a quota +9,1%: tradotto in cifre, significa che solo per il cibo una famiglia nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto all’anno precedente, spesa che sale a +700 euro annui se si considera un nucleo con due figli”.

Per Confesercenti le notizie sul fronte dei prezzi di gas ed elettricità in calo dovrebbero far ben sperare in un 2023 che inizia con il piede giusto ma senza facili ottimismi: pesano sul futuro l’aumento del prezzo dei carburanti ed un inverno che, se si dovesse portare a temperature stagionali, potrebbe condurci ad una fase recessiva.

"Le premesse ci sembrano comunque buone: la stagione dei saldi appena iniziata ci permetterà, inoltre, di capire meglio se il clima di fiducia registrato di recente tenderà a consolidarsi. Ma non bisogna dimenticare che le famiglie hanno quasi terminato le ‘scorte’ di risparmi con le quali hanno finora sostenuto la spesa, la cui dinamica d’ora in poi sarà guidata sempre più dal potere d’acquisto. Fino a primavera, purtroppo, dovrebbero restare le incertezze sia sul mercato delle commodities che su quello delle materie prime alimentari: l’andamento dei prezzi alimentari e dell’energia è determinante, poiché queste voci rappresentano una quota importante della spesa delle famiglie e una loro riduzione avrebbe quindi effetti immediati sul potere d’acquisto", prosegue la nota.

“L’inflazione e l’incertezza continuano a caratterizzare l’attuale congiuntura economica, con un impatto significativo sui bilanci delle famiglie e sui consumi, soprattutto per quanto riguarda i volumi relativi al settore alimentare che registriamo in sensibile rallentamento”, ha commentato infine Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione. “Un trend che proseguirà anche nella prima parte del 2023, con il rischio di compromettere la tenuta della domanda interna del Paese”.



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