(Teleborsa) - Non è una novità la
carenza di manodopera specializzata che assilla l'Italia e il resto d'Europa, trasversalmente in tutti i settori, anche le nuove tecnologie, ma l'ultimo
allarme lanciato da Confartigianato conferma che, per le imprese italiane, è sempre più difficile trovare manodopera: nell’ultimo anno a fine luglio la
quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è passata dal 40,3%
al 47,9%.
Le maggiori difficoltà di reperimento, secondo l'associazione che rappresenta gli artigiani, si riscontrano per i
tecnici specializzati nella carpenteria metallica (70,5% di personale difficile da trovare), nelle
costruzioni (69,9%), nella conduzione di
impianti e macchinari (56,6%).
A livello regionale, le imprese che faticano di più a trovare dipendenti operano in
Trentino-Alto Adige, con il 61,6% del personale di difficile reperimento. Seguono quelle della
Valle d’Aosta (57,1%), dell’
Umbria (54,6%), del Friuli-Venezia Giulia (53,3%), dell’Emilia-Romagna (52,7%), del Piemonte (52%) e del Veneto (51,4%).
Tra le
cause di difficile reperimento, per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla
mancanza di candidati ed il 10,8% all’
inadeguata preparazione dei candidati. Per questo, le piccole imprese reagiscono intensificando le
collaborazioni con gli istituti tecnici e professionali, l’utilizzo di
stage, tirocini, percorsi per le competenze trasversali e
l’orientamento. Inoltre, all’aumento delle retribuzioni, affiancano l’offerta di pacchetti di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, l’utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro.
"La carenza di manodopera è diventato uno dei maggiori problemi per le nostre imprese. Siamo al paradosso: il lavoro c’è, mancano i lavoratori", sottolinea il Presidente di Confartigianato
Marco Granelli, aggiungendo "nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione. Di questo passo, ci giochiamo il futuro del made in Italy. Ecco perché il dibattito su salario minimo e lavoro povero deve allargarsi ad affrontare con urgenza il vero problema del Paese: la creazione di lavoro di qualità".
Per Confartigianato "serve un’operazione di politica economica e culturale che avvicini la scuola al mondo del lavoro, per formare i giovani con una riforma del sistema di orientamento scolastico che rilanci gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici, investa sulle competenze a cominciare da quelle digitali e punti sull’alternanza scuola lavoro e sull’apprendistato duale e professionalizzante".