(Teleborsa) - In base al rapporto della
Banca d'Italia dedicato all'economia delle regioni italiane, la crescita rallenta ma non si osserva alcun aumento nel
divario Nord-Sud. Al contrario, il
Mezzogiorno risente meno dell'impatto della frenata dell'industria. Il Sud d'Italia, che durante la pandemia aveva beneficiato del maggior peso della presenza pubblica, quindi non recupera e non aggrava il tradizionale distacco con il Nord. Il rapporto segnala poi come "nonostante il diffuso calo del tasso di
disoccupazione, permangono ampi margini di forza lavoro inutilizzata, specialmente nelle regioni meridionali".
"Nel 2022 l'economia è cresciuta in misura significativa in tutte le macroaree, dopo l'eccezionale recupero dell'anno precedente; l'espansione è stata più forte nel
Nord Est e al
Centro. Nella prima metà del 2023, invece, secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (
ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, l'attività si è affievolita in tutte le aree, risentendo del rallentamento della domanda interna ed estera – si legge nel rapporto –. Gli investimenti si sono indeboliti, anche se sostenuti dagli incentivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (
PNRR); in prospettiva, le vendite rimarrebbero stazionarie".
Il PNRR destina, su
111 miliardi che hanno una chiara
destinazione territoriale, il 42 per cento al Sud che però deve anche utilizzare a pieno le
risorse ordinarie e i
fondi strutturali, sottolinea la Banca d'Italia, secondo cui dopo anni di mancanza di risorse a causa delle diverse crisi ora vi sono ingenti fondi che sono "una grande occasione per il paese e per il Sud". Dal rapporto emerge come al 30 giugno non siano stati ancora spesi
23 miliardi dei fondi di coesione nazionali e comunitari che dovranno essere impiegati entro fine anno. Tuttavia, è possibile che in questi mesi quella somma si sia ridotta e che la modifica del regolamento possa consentire di spostarli su altri fondi.
Per quel che riguarda l'
occupazione, il rapporto sottolinea che l'espansione "è continuata nei primi sei mesi dell'anno in corso, con maggiore intensità al Centro Nord". "L'
inflazione, seppure in calo dall'inizio dell'anno, ha eroso il reddito disponibile delle famiglie, frenandone i consumi. La perdita di potere d'acquisto è stata più elevata per i nuclei con minore capacità di spesa, in particolare nel Nord Est e nelle Isole. I
rincari hanno inoltre accresciuto il rischio di
povertà energetica, una condizione più diffusa nelle regioni meridionali. Il credito bancario alle imprese è calato e quello alle famiglie ha rallentato", ha poi sottolineato la Banca d'Italia.
Infine, l'Istituto di via Nazionale ha segnalato che "le
banche sono diventate più selettive nella
concessione dei prestiti: pesano l'indebolimento del quadro economico e il più alto costo della provvista. Il tasso di deterioramento del credito rimane ovunque su livelli ancora contenuti".