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Austerità fiscale e crescita: binomio o antinomia?

Austerità fiscale e crescita: sono un binomio virtuoso per superare gli errori del passato?

Parallelamente all'austerità fiscale i governi europei perseguono politiche strutturali di risanamento: dalle pensioni, al mercato del lavoro, alle liberalizzazioni. Si sta affermando, dopo decenni e non senza contrasti, una cultura della sostenibilità fiscale e della riduzione del peso del debito pubblico, nel convincimento che austerità fiscale e crescita/occupazione siano un binomio virtuoso, per superare gli errori del passato.

Occorre, tuttavia, porsi un problema di discrasia temporale. Solo in presenza di mercati efficienti, razionali e perfettamente flessibili le politiche di austerità non hanno effetti temporanei negativi su consumi, investimenti e prodotto e, quindi, sui rapporti deficit e debito pubblico/PIL. Le rigidità dei mercati sono, peraltro, un dato di fatto che occorre cercare gradualmente di rimuovere. Senza l'azione fortemente espansiva della BCE, che ha coraggiosamente e correttamente iniettato in due riprese un trilione di euro di base monetaria, a cavallo tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, l'Eurozona si sarebbe dissolta.

L'eccesso di rigore fiscale concentrato nel breve termine e le anticipazioni di ulteriori aggiustamenti, che si rendono necessari per centrare i traguardi del Fiscal Compact, creano le condizioni per una nuova fase recessiva dell'Eurozona, che genera enorme disagio sociale, che mette in discussione la stessa sostenibilità delle finanze pubbliche. Prendere la giusta medicina nel dosaggio sbagliato è pericoloso: un dosaggio troppo basso può non curare la malattia, ma un dosaggio troppo alto può avere conseguenze molto gravi per la salute del paziente: Grecia docet.

Si pone un problema di "traversata" per superare l'antinomia di breve termine, occorre rispettare tre condizioni per favorire la sicurezza del passaggio: (i) il timing e il dosaggio delle politiche; (ii) l'avvio di un processo innovativo di privatizzazioni e dismissioni, per ridurre da subito il debito pubblico, accompagnando una manovra di lungo periodo impostata sui flussi con un'azione rapida e incisiva incentrata sugli stock; (iii) un rinnovato impulso agli investimenti pubblici, in cofinanziamento con i privati, ovvero Eurobond a fronte di Euroinfrastrutture, in aree fondamentali per la crescita e lo sviluppo sostenibile.
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