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Austerità fiscale e crescita: binomio o antinomia?

Austerità fiscale e crescita: sono un binomio virtuoso per superare gli errori del passato?

(I) Il timing e il dosaggio delle politiche
Non si vuole porre in discussione l'esigenza di risanamento fiscale, ma occorre riconoscere che l'eccesso di austerità e di rigidità nelle restrizioni fiscali può esaltare e prolungare la recessione e incrementare il rischio esogeno. È fondamentale, oggi, calibrare in modo corretto il consolidamento delle finanze pubbliche e assicurare il giusto mix tra impulsi monetari e fiscali. Se non riprende la crescita in Europa, la stabilizzazione fiscale non può esser conseguita.

Il tentativo dei governi di aumentare i risparmi nel breve periodo può provocare uno scenario di depressione dell'attività economica, con meno risparmio e meno reddito, e di conseguenza un più elevato rapporto debito pubblico/PIL.

In mercati imperfetti, soggetti a rigidità nell'aggiustamento dei prezzi e nell'allocazione dei fattori della produzione, i tagli alla spesa, l'aumento della tassazione e le riforme strutturali possono rivelarsi inefficaci nel breve periodo, fondamentalmente perché la crescita tende a zero o diventa negativa, mentre il tasso di interesse sul debito pubblico può aumentare, a causa dei timori sulla sostenibilità del debito: diventa quindi più difficile migliorare il saldo primario e ripristinare la fiducia dei mercati. La contrazione della spesa pubblica inasprisce la recessione e fa deragliare la crescita.

Non si tratta di indebolire il rigore fiscale: è anzi vero il contrario. In assenza di una politica lungo queste linee, i rischi di implosione delle finanze pubbliche e di non sostenibilità economica e sociale sono alti, soprattutto nei paesi con rapporto debito/prodotto elevato, soggetti all'impatto perverso dei CDS sovrani.
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