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Faites vos jeux

Inizia la settimana decisiva, l'ennesima.

Anche l’Europa è divisa, come è ben noto. Socialisti contro Ppe. Nordici contro mediterranei. Pagatori di tasse contro prenditori di tasse. Formiche contro cicale. Fautori della moneta facile e abbondante contro custodi di un minimo di ortodossia. Federalisti neohamiltoniani contro neogollisti (anche se socialisti) favorevoli all’Europa delle patrie. Federalisti per scelta geopolitica contro federalisti pur di avere i soldi.

Ci sono ancora otto giorni per posizionare i portafogli. Otto giorni di incontri ininterrotti tra ministri delle finanze, eurocrati e capi di stato e di governo europei.

Il frigorifero trabocca di ingredienti, la libreria è stracarica di ricettari. C’era un tempo in cui le migliori menti d’Europa giravano tra le università del continente discettando con ardore e passione di metafisica ed elaborando a ogni stagione nuove audaci teorie. Oggi le migliori menti d’Europa sono impegnate a trovare ogni giorno nuove strade per tirare fuori soldi ai tedeschi o, se tedesche, a sbarrare queste strade.

I mercati, esattamente come per il Fomc, ma su scala molto maggiore, si attendono tutto, niente, molto, poco, ma soprattutto si attendono di essere sorpresi. Se non ora, quando, è il ragionamento. O il pranzo di Babette, generoso e commovente, o il rovesciamento del tavolo, la rissa d’osteria e il ritorno a casa a stomaco vuoto e tasche ancora più vuote.

E’ tutto un discutere di manicaretti. Eurobond. Eurobill. European Redemption Fund. Efsf ed Esm che comprano Btp e Bonos. Etf ed Esm che fanno la stessa cosa con in più la Bce che presta loro tanti soldi. O soldi infiniti, meglio ancora. La Vergeltungswaffe 2, l’arma di rappresaglia V-2 alla quale lavorano i tecnici migliori nei laboratori segreti di Bruxelles e Francoforte. In alternativa si contano le ore che mancheranno, finito il vertice del 28-29 giugno, alla disintegrazione, come si ama dire, di Eurolandia tutta.

Al minestrone, invece, si pensa troppo poco quando proprio questo è l’esito più probabile, insieme a una piccola porzione di tiramisù sulla crescita, preparata senza fare la spesa ma utilizzando ingredienti già in frigorifero. Intendiamoci, 120 miliardi per la crescita sembrano pochi in un’epoca in cui ci siamo tutti abituati a parlare di trilioni, ma sono pur sempre l’uno per cento del Pil dell’Unione. Il fatto che siano tirati fuori dalle pieghe del bilancio comunitario conta poco se da residui passivi si trasformano in investimenti effettivi.
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