L'esperienza del Governo in carica è davvero peculiare: non tanto per la strana maggioranza parlamentare che lo sostiene, quanto per il fatto che non si trova in sintonia con le parti sociali, né con Confindustria né con i sindacati. Ha curiosamente tutti contro. Ha rinunciato alla prassi della concertazione, già al momento del varo della riforma delle pensioni, e prosegue senza deviazioni sulla stessa falsariga: informazione preventiva per garbo istituzionale, ma niente di più. Fosse solo una questione di modello decisionale volto a ristabilire la poziorità della rappresentanza politica rispetto a quelle datoriali e sindacali, sarebbe già un dato istituzionale rilevante. Ma non è tutto, anzi.
Si sta creando un dato nuovo:
una inedita convergenza tra capitale e lavoro, che riparte dalla Cgil, rimettendola in gioco. Da ultimo erano state le richieste della Fiat sulle nuove regole della rappresentanza a metterla in difficoltà, ma da anni era palese il desiderio del centrodestra di duettare solo con Cisl e Uil: la irresistibile volontà degli ex socialisti nel precedente governo aveva fatto premio su qualsiasi altra considerazione. Ma alla fine è stata la Fiat ad abbandonare l'associazione datoriale, ed ora Confindustria e Cgil criticano all'unisono il Governo.
E' impossibile prevedere gli esiti di quanto sta accadendo: alla larga e strana maggioranza politica in Parlamento si contrappone ora un'altrettanto larga e strana opposizione sociale. Per i mandarini del potere politico e per i tecnici che offrono loro una sponda di sopravvivenza, una unexpected experience.
"