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L'età del nervosismo

Tutti molto ansiosi, ma ancora vivi.

Esponenti della Società Psicoanalitica Viennese. A sinistra, seduto, Freud. 1922Rispetto a quell’epoca il mondo di oggi appare sedato e culturalmente piatto e opaco. In alcune sfere della vita pubblica, tuttavia, si nota in modo sempre più evidente un tasso crescente di inquietudine. La Grande Recessione ha dato avvio a questo processo ma è l’Europa, ancora una volta, a mandare in circolo in tutto il mondo le tossine della sua crisi.

Tra gli operatori economici e nei mercati la situazione di nervosismo è evidente. Le imprese americane e giapponesi (in Europa il fenomeno è meno evidente) sono liquide come non sono mai state perché hanno paura di tutto. Le banche europee non prestano soldi alle imprese e parcheggiano a tasso zero presso la Bce gran parte della liquidità che la Bce stessa ha messo a loro disposizione.

Quanto ai mercati, Christopher Cole nota giustamente che, benché ci sia mediamente poco rischio nei portafogli, questo rischio è sistematicamente protetto. Se tutti si assicurano contro un ribasso azionario con opzioni, nota Cole, le possibilità di un ribasso devastante diminuiscono. La volatilità realizzata, del resto, è bassa, almeno se si guarda alla borsa americana. Ciò nonostante le put lontane, quelle che vengono comprate per proteggersi da ribassi pesanti o addirittura rovinosi, sono molto ricercate (e quindi costose).

In pratica ci sembra che il mercato viva in due dimensioni psicologiche. Nella prima si sente come un bambino circondato dalla protezione delle banche centrali. In questo stato oscilla dolcemente e vive una quotidianità leggermente euforica che lo porta addirittura a sopravvalutare, qua e là, qualche asset di rischio.

Nella seconda dimensione il bambino intuisce con orrore che la rete di protezione delle banche centrali potrebbe anche rompersi. Questa sensazione lo mette in uno stato d’ansia permanente.

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