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L'abisso

Ora il gioco si fa duro.

Sull’abisso. Il monastero di Meteora. Monte Athos. Grecia.Fino alla fine del 2011, infatti, il piano di marcia tedesco per Eurolandia prevedeva per tutti i paesi membri disavanzi pubblici sotto il 3 per cento dal 2013. Mese dopo mese, paese dopo paese, questo programma è stato di fatto accantonato. A molti paesi si chiede ormai solo di continuare lentamente a ridurre il disavanzo, sapendo fin d’ora che sarà già tanto se, con una recessione in corso o incipiente (Francia) si riuscirà a mantenerlo stabile.

La Germania, dunque, si è arresa all’evidenza e ha continuato a lavorare sui disavanzi strutturali dei paesi in crisi, chiudendo un occhio sulla componente ciclica. Sarebbe bello, da qui in avanti, che le pressioni tedesche si esercitassero, più che sui saldi finali dei disavanzi, sul modo per arrivarci. La Germania, in questi anni, ha agito come un dietologo che scende a patti con il paziente, imponendogli di perdere un certo numero di chili ma lasciandogli la libertà di scegliere tra il mangiare meno, il muoversi di più o l’usare i diuretici. I risultati non sono stati brillanti e ora, in qualche modo, si sta cambiando strada.

Per la Grecia ci si sta già avviando in questa direzione. Il piano della Troika è molto minuzioso, molto micro. Atene lo ha approvato integralmente e si è già incamminata concretamente sul percorso prescritto. A questo punto sarebbe molto imbarazzante, per la Germania, staccare la spina finanziaria che tiene in vita la Grecia. Per Berlino il problema è solo quello di rendere gli aiuti poco visibili, non quello di eliminarli.

Tornando all’America, il lato brutto del fiscal cliff è che i contendenti, per rendere accettabile un compromesso alla loro base, avranno bisogno di un clima di emergenza economica e di una borsa spaventata. Il lato bello è che questa, per chi saprà coglierla, sarà un’eccellente opportunità d’acquisto.

Al 95 per cento, infatti, l’accordo ci sarà, anche se richiederà qualche settimana di teatro politico, di trattative dure dietro le quinte e di ansia per i mercati. Il 5 per cento è un rischio di coda di cui va tenuto conto nella gestione del rischio, non nell’impostazione della gestione.

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