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Anche per lo spread è ora di far festa

E' il momento di impiegare la liquidità eccedente: i titoli pubblici italiani non sembrano fare più paura e chi ha scommesso incassa.

Strano a dirsi, ma lo spread dei titoli italiani rispetto ai Bund si mantiene stabile da diversi giorni attorno a quota 320: mentre il mondo politico è in pieno subbuglio per la conclusione anticipata della legislatura e l'avvio della campagna elettorale, i mercati non sembrano affatto turbati. Delle due, l'una: o scontano con assoluta sicurezza che dalle prossime elezioni esca un'ampia maggioranza che consenta un governo Monti-bis, oppure si è chiusa in tutta Europa una lunga fase speculativa e siamo alle prese di beneficio.

Probabilmente si è concluso il ciclo che iniziò esattamente tre anni fa, quando nel dicembre del 2009 alcuni economisti americani, tra cui Martin Feldstein e Robert Mundell, lanciarono l'allarme sulla imminente crisi delle finanze pubbliche greche, proponendo l'uscita immediata di Atene dall'euro per evitare una deflagrazione dell'intera area monetaria. Si scoprì, solo allora, che anni prima i conti erano stati in qualche modo artefatti, utilizzando un meccanismo di swap messo a punto con l'ausilio di una grande banca d'affari americana. Per l'euro era un cavallo di Troia.

I titoli del debito pubblico europeo, che erano stati considerati per tutto l'anno precedente una sorta di rifugio sicuro dal rischio, cominciarono a sobbalzare. Basta ricordare che in Italia i rendimenti erano stati così bassi che si dovette intervenire per decreto per ovviare ad un assurdo: gli interessi non coprivano neppure le commissioni bancarie richieste ai sottoscrittori per effettuare l'operazione.

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