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Anche per lo spread è ora di far festa

E' il momento di impiegare la liquidità eccedente: i titoli pubblici italiani non sembrano fare più paura e chi ha scommesso incassa.

Dopo la Grecia fu la volta dell'Irlanda e poi del Portogallo. A seguire, Spagna ed Italia. L'obiettivo erano i PIIGS, lucidamente inquadrati e colpiti ad uno ad uno. Mai un default però, neppure in Grecia, ma sempre molta paura: al mercato non servono i serial killer, ma i serial spreader. D'altra parte, è la prassi: si vende alla gente che ride e si compra da quella che piange. In momenti di crisi, quando non si può guadagnare vendendo titoli che tendono a crescere di valore, si compra ad un prezzo più basso sfruttando la paura e poi si rivende quando cessa l'allarme. Dopo l'annuncio del programma Otm da parte della Bce, volto ad evitare puntate speculative sui titoli pubblici, è inutile rischiare: spargere serenità, vendere e realizzare la plusvalenza. Il cessato allarme sui mercati non riguarda solo l'Italia: anche in Grecia sarebbe tornato il bel tempo con l'outlook che volge in positivo, mentre in Spagna si prospettano interventi per rilevare il patrimonio immobiliare invenduto e che zavorra i conti delle banche iberiche, scontando naturalmente un prezzo di favore. Crollati i prezzi, per chi ha soldi è tempo di comprare. La tensione sul debito europeo, durata ben tre anni, per il momento non serve più.

Le vere perdenti potrebbero essere proprio le banche francesi e tedesche, quelle che non hanno certo contribuito ad allentare le tensioni in questi tre anni a causa del loro disimpegno dalle aree periferiche: pur di mettere al sicuro i capitali prestati, talora hanno venduto male e comunque ora hanno un surplus di liquidità che viene detenuto a tasso zero presso la Bce. Devono comunque remunerare i propri depositanti e gli obbligazionisti, anche se poco, ed all'1% le somme ricevute dalla stessa Bce mediante le due operazioni di Ltro svoltesi esattamente un anno fa. Forse sono queste stesse banche che ora comprano i titoli italiani, contribuendo a tenere basso il nostro spread, ed arricchiscono chi li ha comprati a prezzo basso sfruttando i momenti di paura, come quando il rendimento dei titoli italiani a 10 anni svettò sul mercato secondario al 7,2%, il 25 novembre 2011.

Tre anni dopo, se fosse stata un'operazione pensata a tavolino, si potrebbe dichiarare conclusa con pieno successo: mentre l'Europa si è impoverita e soprattutto è più divisa che mai, gli Usa hanno un'economia in crescita e la disoccupazione in diminuzione. E c'è, naturalmente, chi nel frattempo ha pure guadagnato, sfruttando la stupidità umana. Semplice e geniale, come sempre. Nel 2013, visto che la crisi prosegue, a sostenere i debiti pubblici europei ci penserà ancora una volta la Bce: altro giro, altra corsa.

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